Coronavirus, perché in Italia tanti casi e in Germania così pochi? L’epidemiologo: “Lì i decessi con patologie pregresse sono esclusi”

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Marzo 2020 - 09:02 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, perché in Italia tanti casi e in Germania così pochi? L'epidemiologo: "Lì i decessi con patologie pregresse sono esclusi"

Coronavirus, perché in Italia tanti casi e in Germania così pochi? L’epidemiologo: “Lì i decessi con patologie pregresse sono esclusi” (Grafica Ansa)

ROMA – Perché in Italia abbiamo così tanti morti da coronavirus e in Germania così pochi? “Forse perché lì tra i decessi per Covid-19 vengono conteggiate solo le persone che non avevano patologie pregresse”: la spiegazione arriva dall’epidemiologo Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’università Vita e Salute del San Raffaele di Milano. 

Intervistato dal Corriere della Sera, Signorelli prova a dare una spiegazione ai conteggi sui casi di coronavirus tanto diversi da Paese a Paese. Con una premessa: “Facendo un’accurata ricostruzione temporale direi che i 793 morti  (dato riferito alla data dell’intervista, ndr) sono la fotografia di un contagio avvenuto mediamente 16 giorni fa. Tra tempo d’incubazione del virus (circa 6 giorni), altri 5 tra l’accertamento della positività e il ricovero e altrettanti dal ricovero al decesso. È un’ondata, perciò, che arriva da prima della stretta del governo. Ora a breve dovremmo vedere il picco. E poi c’è un’ulteriore considerazione. Secondo i dati dell’Iss sono decessi che riguardano persone con patologie pregresse la cui età media sfiora gli 80 anni. E anche i morti di età inferiore nel 99 per cento dei casi avevano patologie concomitanti. In Cina poi, è già stato detto, la popolazione non è mica così vecchia come da noi…”.

A far lievitare i dati sui decessi in Italia secondo Signorelli sarebbe il fatto che “abbiamo deciso di segnalare tutti i morti portatori di coronavirus a prescindere dalle patologie pregresse. Per questo il numero è così alto. Nella scheda di morte di una persona ci sono di solito tre voci: causa iniziale, causa intermedia e causa finale. Prendiamo il caso di un malato di tumore che muore con il coronavirus. La causa iniziale resta il cancro. Se non c’era quello, la persona non moriva. Ora, tra qualche tempo, quando sarà possibile distinguere i casi, sono sicuro che i morti che hanno avuto per causa iniziale, unica, il coronavirus, vedrete che non saranno molti. Rispetto ai numeri che abbiamo oggi, direi un centinaio forse. La Spagna e la Francia stanno facendo come noi, la Germania invece credo che li stia contando così: su 21mila casi, si registrano appena 75 decessi. Evidentemente, cioè, considerano solo i morti di coronavirus come causa unica. Non mi do altre spiegazioni”.

Il picco dovrebbe arrivare quindi a breve. Se così non fosse, ammette Signorelli, “forse c’è sfuggita qualche altra via di trasmissione (gli impianti di condizionamento dell’aria negli ospedali?) o forse il virus ce lo siamo presi in tanti già molto prima che scattassero le misure e poi una volta chiusi tutti dentro casa ecco che sono aumentati i contagi”.

Secondo l’epidemiologo un altro fattore che influisce sul numero di contagi è il clima: “Anche in Africa hanno avuto contatti con la Cina, eppure là non c’è stata un’esplosione di casi. In Italia, dunque, il clima più caldo del Centro-Sud rispetto al Nord potrebbe essere una spiegazione. Così anche se nei giorni scorsi in tanti si sono spostati dalle città del Nord portandosi appresso l’infezione, l’evoluzione è comunque più lenta. La speranza è che l’estate porti ovunque un abbattimento di contagi con una rapida normalizzazione”. Una speranza molto sentita, perché, sottolinea Signorelli, “con queste misure non si sa mica quanto possa durare la tenuta sociale”. (Fonte: Corriere della Sera)