Coronavirus, le zampe dei cani da lavare e i farmaci russi, giapponesi…marziani

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Marzo 2020 - 08:36 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus Italia, le zampe dei cani da lavare e i farmaci russi, giapponesi...marziani

Coronavirus, le zampe dei cani da lavare e i farmaci russi, giapponesi…marziani (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Coronavirus, le zampe dei cani da lavare una volta che lo si riporta a casa dopo la passeggiata. E’ la migliore sentita, sentita in conferenza stampa della Protezione Civile-Istituto Superiore di Sanità, sentita nella forma di domanda di un giornalista. Domanda ritenuta opportuna, così, tanto per contribuire alla chiacchiera pubblica. Tanto per dare alimento ad una gran fame che gira, quella dell’ansia e dell’angoscia.

Le zampe dei cani da lavare…Il giornalista domanda, poggiando la congruenza e serietà della sua domanda su un consiglio dell’Ordine, un Ordine professionale di cui omettiamo la specifica dizione per solidarietà…con l’Ordine stesso. Domanda se al rientro a casa si debbano lavare le zampe dei cani perché potrebbero essere contaminate, intrise di coronavirus raccolto per strada. L’uomo che sta lì a rispondere per conto dell’Istituto Superiore della Sanità, il medico, a domanda risponde con un espressione del volto chiarissima, ha scritto in faccia un: e che ti devo dire? Dice solo: “le zampe dei cani…”. E non va oltre perché non c’è un oltre da andare. Questa della zampe dei cani da lavare è la migliore di giornata per fare un po’ di casino nella testa della gente. Seguirà vibrata protesta degli animalisti?

Le zampe dei cani da lavare peraltro è prole legittima dell’altra che va tanto: il coronavirus sotto la suola delle scarpe e sulle maniche della giacca o le gambe dei pantaloni. Ammesso e molto, molto non concesso (dai medici) per contrarre coronavirus occorre entrarne a contatto con le mucose (bocca, naso, occhi). Quanto vasta è l’abitudine di annusare, leccare la suola delle scarpe, ciucciare la manica della giacca o le gambe dei pantaloni?

L’altra grande vastissima prateria della chiacchiera è quella dei farmaci. Per un po’ è andato molto il farmaco russo che in Russia c’era, bastava andare in farmacia, e nel resto del mondo no. Profluvio di video via smartphone. In molti, molti, troppi hanno abboccato e abboccano. Il farmaco russo non esiste. Qualcuno ci crede ancora, magari ci crederà per sempre, ma non esiste.

Oltre ai farmaci inesistenti vanno alla grande nella chiacchiera i farmaci che ci sono e che, più o meno miracolosamente, guariscono da coronavirus. Ora è il momento di quello giapponese, appena due giorni fa la star della chiacchiera era il farmaco olandese. Stabili nelle posizioni qualsiasi farmaco anti virus di cui la gente venga a conoscenza tramite giornali o social e il farmaco anti artrite.

Umanissimo il bisogno di cercare, implorare, riconoscere come rivelato il farmaco del miracolo. Umanissima la sordità alla medicina vera che dice: per sapere se qualcosa guarisce o attenua coronavirus occorre tempo per sperimentare, proviamo tutto ma senza illudersi. E invece illudersi è proprio quello di cui si ha bisogno, inestinguibile sete.