Covid, Remdesivir se usato a 5 giorni dall’inizio dei sintomi riduce rischio di morte o ricovero dell’87%

Se usato precocemente, entro 5 giorni dall'inizio dei sintomi, blocca la possibilità di essere ospedalizzati o di morire per la malattia dell'87%.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Novembre 2022 - 11:56 OLTRE 6 MESI FA
Covid remdesivir

Covid, il Remdesivir riduce il rischio di morte o ricovero dell’87% (foto ANSA)

Il farmaco Remdesivir, assunto entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi Covid, riduce dell’87% la possibilità di ricovero o morte. Lo ha spiegato il professor Michele Bartoletti, del Dipartimento di Scienze Biomediche, Malattie Infettive dell’Università Humanitas di Milano, interpellato dall’agenzia Dire. L’esperto è intervenuto in occasione dell’incontro dal titolo ‘Covid-19: il profilo del paziente a due anni dall’inizio della pandemia e il ruolo di remdesivir nel percorso di cura‘, organizzato nell’ambito del XLIII Congresso Nazionale della Società Italiana dei Farmacisti Ospedalieri (SIFO), che si è tenuto a Bologna.

Covid, Remdesivir va usato precocemente

“Remdesivir è un farmaco antivirale per il trattamento del Covid-19. Come tutti i farmaci di questo genere, utilizzati anche per il trattamento di altre infezioni virali, è molto efficace se somministrato precocemente nel corso della malattia. Questo – ha spiegato il professor Bartoletti – perché la malattia si caratterizza tipicamente in una fase di replicazione del virus molto attiva e precoce, per poi sconfinare verso una fase infiammatoria. Quando diamo l’antivirale nella fase infiammatoria abbiamo pochissimo effetto, mentre quando lo somministriamo nella fase di replicazione attiva del virus questo farmaco blocca immediatamente sia la progressione della malattia sia il danno che il virus fa al nostro organismo”.

È per questo, quindi, che i farmaci antivirali devono essere utilizzati molto precocemente: “Lo stesso sta accadendo con il Remdesivir – ha proseguito ancora Bartoletti – che inizialmente era stato sviluppato e usato per il trattamento della polmonite, quindi quando già il paziente era in una condizione avanzata; questo farmaco dava dei risultati buoni ma non straordinari, mentre adesso che lo utilizziamo molto precocemente, entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi, blocca la possibilità di essere ospedalizzati o di morire per la malattia dell’87%. Quindi ha un’efficacia davvero molto importante”.

Chi deve usare il Remdesivir?

“Sostanzialmente bisogna tenere in considerazione alcune cose – ha risposto il professor Bartoletti interpellato dalla Dire – l’antivirale, e in generale questi trattamenti, devono essere indirizzati ad una certa popolazione, cioè a chi veramente ne avrà beneficio. Se siamo di fronte ad un ragazzo giovane e vaccinato, che sta bene e non ha patologie concomitanti, probabilmente il ruolo dell’antivirale è minimo; se abbiamo invece una persona anziana con comorbidità, come per esempio patologie cardiovascolari, obesità, insufficienza renale o epatica o altri problemi di salute, tra cui una malattia oncologica in corso di trattamento o una immonudepressione, allora questo farmaco risulta estremamente efficace”.

Persone con tali caratteristiche “dovrebbero contattare il proprio medico di base all’inizio dei sintomi- ha aggiunto l’esperto- perché lui sarà in grado di indirizzare il paziente verso il trattamento. Alcuni farmaci antivirali possono essere prescritti direttamente dal medico curante, altri invece, soprattutto se c’è bisogno di un farmaco come il Remdesivir (che si utilizza per via endovenosa), devono essere indirizzati verso centri specializzati in questo tipo di trattamento. Quasi tutte le regioni e gli ospedali si sono attrezzati in questo senso, attraverso ambulatori specifici o day hospital”.

L’efficacia degli antivirali nella lotta al Covid

Nell’ambito del simposio è emerso quindi come l’utilizzo degli antivirali, in particolare di Remdesivir, abbia ridotto l’impatto del Covid-19 dal punto di vista clinico, gestionale ed economico per i sistemi sanitari regionali e nazionale. “Lo scorso anno abbiamo condotto un’analisi di farmaco-economia sulla riduzione degli accessi in terapia intensiva e dei decessi legati all’impiego di Remdesivir. Oggi – ha spiegato il professor Alessandro Signorini, Direttore Health Economics Evaluation (HEE) Research Unit della Saint Camillus International University of Health and Medical Sciences (UniCamillus), che ha coordinato lo studio- presentiamo l’aggiornamento delle stime fino a settembre 2022. Questo secondo modello, inoltre, include anche i pazienti ad alto rischio di progressione a malattia severa, che ora possono essere trattati con il farmaco antivirale”.

I risultati, ha proseguito Signorini, indicano una “riduzione di 5.000 ospedalizzazioni, di 1.500 accessi in terapia intensiva e di 1.000 decessi, con un risparmio per il Servizio sanitario nazionale di 51 milioni di euro in un periodo di 20 settimane. Il messaggio principale è che, al di là dei risparmi e dell’outcome clinico, bisogna considerare il rapporto costo-opportunità: ridurre le ospedalizzazioni per Covid-19 significa evitare che vengano realizzati percorsi specifici e far risparmiare ulteriori risorse legate alla gestione delle strutture, oltre che migliorare la sicurezza e la salute della popolazione”.