“Dati sull’Alzheimer manipolati per avere fondi”, ricercatrice Usa alla sbarra

Pubblicato il 11 Maggio 2012 - 16:28 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK, 11 MAG – Un processo per frode scuote la prestigiosa facolta' di medicina di Harvard. Due policlinici universitari dell'ateneo e una famosa ricercatrice che si occupa di Alzheimer sono accusati di aver usato dati falsificati per ottenere 15 milioni di dollari come fondi dal governo per le loro ricerche. Una corte d'appello federale ha deciso che il tribunale di primo grado ha sbagliato quando ha archiviato il caso, dando cosi' il via al processo.

Ad essere accusata di aver manipolato dati, che erano insignificanti, e' Marilyn Albert, ex professore di psichiatria dell'Harvard Medical School e del Massachusetts General Hospital, dove stava conducendo la sua ricerca. Il Brigham and Women's Hospital, che ha collaborato allo studio, e' uno degli altri imputati del caso. Il processo era iniziato nel 2006 in base al False Claims Act, una legge federale vecchia 150 anni, progettata per far recuperare fondi governativi di cui ci si e' appropriati con frode. E' la prima volta che un processo relativo a una presunta frode scientifica viene consentito in base al False Claims Act. Il caso era stato archiviato in primo grado 3 giorni prima che andasse a processo. Se gli imputati saranno ritenuti colpevoli, dovranno pagare 45 milioni di dollari al governo americano.

I due ospedali sono sicuri che i ricercatori abbiano agito in modo appropriato e secondo i piu' alti standard scientifici di integrita'. La ricerca in questione era parte di uno studio sulla struttura del cervello e come si evolve in chi ha l'Alzheimer. Albert sperava di prevedere, con anni di anticipo, chi avrebbe sviluppato la malattia misurando determinate aree cerebrali. I risultati della ricerca erano stati pubblicati nel 2000 sulla rivista 'Annals of Neurology' e mostravano che il volume di alcune parti del cervello diminuivano nelle persone malate. Secondo l'accusa, i ricercatori avrebbero alterato le misure iniziali per provare la loro ipotesi e la Corte d'appello non ha ritenuto che la questione dovesse rimanere solo in ambito scientifico.