Elettrodi impiantati nel midollo spinale, tre persone paralizzate tornano a camminare, nuotare e pedalare

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Febbraio 2022 - 18:49 OLTRE 6 MESI FA
michel roccati foto ansa

L’italiano Michel Roccati cammina a Losanna, grazie agli elettrodi (foto Ansa)

Tre persone paralizzate, una delle quali è italiana, sono tornate a camminare, nuotare e pedalare. Ciò è stato possibile grazie a elettrodi impiantati nel midollo spinale. Il risultato è stato  pubblicato sulla rivista Nature Medicine. Ad ottenerlo è stato un gruppo coordinato dal Politecnico di Losanna (Epfl) al quale l’Italia partecipa con Silvestro Micera che lavora  anche per la Scuola Superiore Sant’Anna. E’ italiana anche una delle tre persone paralizzate coinvolte nella sperimentazione. 

Tre persone paralizzate tornano a camminare, nuotare e pedalare

All’Ansa, Micera ha spiegato: “Questo successo è il risultato di lunghi studi portati avanti in questi anni, che avevano l’obiettivo di capire come ricreare gli impulsi elettrici necessari per il controllo del tronco e delle gambe”. Il dispositivo che ha consentito a tre pazienti adulti paralizzati di tornare a una mobilità quasi completa consiste in un tablet. I pazienti selezionano il tipo di movimento che vogliono fare. Una sorta di bypass inserito nell’addome raccoglie le informazioni”. Infine agiscono “una serie di elettrodi morbidi impiantati direttamente all’interno della colonna vertebrale, nel midollo spinale”.  

“Sulla base dei movimenti selezionati per mezzo del tablet, i segnali vengono inviati agli elettrodi che provocano la contrazione dei muscoli, generando in questo modo movimenti complessi: non solo camminare ma nuotare e pedalare. Il tutto anche fuori da ambienti protetti come il laboratorio”.

Michele Roccati è l’italiano che ha partecipato alla sperimentazione

Fra le prime tre persone sulle quali è stata condotta la sperimentazione c’è l’italiano Michel Roccati, rimasto paralizzato 4 anni fa per un incidente in moto. Come gli altri due pazienti, anche Michel ha appreso a utilizzare la nuova tecnologia. Per insegnare ai tre pazienti a riprendere la mobilità perduta è stato necessario fare una formazione approfondita, ma il tutto è avvenuto in tempi rapidissimi: “Dopo che i loro impianti sono stati attivati, i tre pazienti sono stati in grado di stare in piedi, camminare, pedalare, nuotare e controllare i movimenti del busto in un solo giorno!”. A dirlo è Grégoire Courtine dell’Epfl, che con Jocelyne Bloch ha coordinatola ricerca.

“Il tutto – ha proseguito – grazie ai programmi di stimolazione specifici che abbiamo scritto per ogni tipo di attività. I pazienti possono selezionare l’attività desiderata sul tablet e i protocolli corrispondenti vengono trasmessi al dispositivo impiantato”.

I progressi sono proseguiti nelle settimane successive. Seguendo un piano di allenamento, i volontari sono stati in grado di recuperare massa muscolare”. Sono stati capaci di “muoversi in modo più autonomo e prendere parte ad attività sociali come bere un drink in piedi al bar. Il risultato arriva dopo numerosi anni di ricerche effettuate dal gruppo in questo ambito, dal quale è nata anche la startup Onward Medical, il cui obiettivo principale sarà testare questa nuova tecnologia su migliaia di pazienti, per arrivare a commercializzarla entro pochi anni.

“I prossimi passi – ha detto ancora Micera – saranno dedicati a ottenere la completa miniaturizzazione del dispositivo. Poi si lavorerà per riuscire a usare i segnali elettrici in arrivo direttamente dal cervello, grazie a un sistema capace di raccogliere i segnali cerebrali e inviarli al midollo, superando la parte lesionata”.

In Israele tessuti spinali dei topi danneggiati rigenerati usando cellule staminali

Nel frattempo, da Israele arriva la notizia di un altro importante successo. Si è tentato con successo la rigenerazione dei tessuti spinali danneggiati usando cellule staminali. I ricercatori sono riusciti a ricostruire in 3D porzioni di tessuto che sono stati inserite per ripristinare le connessioni danneggiate, anche dopo lunghi periodi, all’interno della colonna vertebrale. Una strada completamente differente da quella “elettronica” dei ricercatori svizzeri. Strada che prevede ancora un lungo percorso prima di poter essere testata sull’uomo.