Esami sangue per amniocentesi, sos: “Spesso feti risultano Down ma non lo sono”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Marzo 2014 - 12:20 OLTRE 6 MESI FA
Esami sangue anziché amniocentesi: "Spesso feti risultano Down ma non lo sono"

Esami sangue anziché amniocentesi: “Spesso feti risultano Down ma non lo sono”

ROMA – Gli esami del sangue al posto dell’amniocentesi per scoprire anomalie nel feto “non sempre funzionano”. A lanciare l’allarme, attraverso il Messaggero, è Claudio Giorlandino, ginecologo presidente della Fondazione Altamedica per lo studio delle patologie della madre e del feto.

Ci sarebbero troppi falsi positivi, troppi feti individuati erroneamente come portatori della sindrome di Down. Così molte donne possono decidere di interrompere la gravidanza in base a dati sbagliati, secondo il dottor Giorlandino, che solleva la questione dell’attendibilità di questi test di screening

“nati per evitare o ridurre il ricorso a esami invasivi come amnio e villocentesi”. Al centro delle polemiche test “che si fanno a 11 settimane, al costo di 800-900 euro, attraverso il prelievo di sangue materno che di solito viene inviato all’estero. Prescindendo da tutte le considerazioni scientifiche pro e contro tali test, sento il dovere etico di riferire la mia esperienza che, da sospetto, è divenuta allarme per quel che ho potuto documentare – afferma il ginecologo – Un allarme che presento come persona informata dei fatti sia all’opinione pubblica che alle autorità competenti che volessero prenderne visione”.

Il ginecologo ha raccontato al Messaggero quel che gli è capitato con otto gestanti che si sono rivolte a lui.

“Avevano avuto un test positivo per patologia fetale, prevalentemente da un unico centro di genetica, dopo essere state sottoposte a questi test di screening. Ho eseguito il test di conferma con amniocentesi o villocentesi riscontrando, con sbigottimento, che in 6 casi non venivano confermate le patologie: 5 feti sono risultati sani e su uno, verosimilmente anche sano, sono ancora in corso verifiche”.

Queste pazienti hanno potuto evitare un aborto che altrimenti avrebbero chiesto, ma molte altre donne non si sottopongono a questo secondo controllo, e finiscono, in alcuni casi per interrompere una gravidanza che sarebbe sanissima.

 “Se a me, su 8 donne giunte casualmente, il 75% circa aveva un risultato errato, immagino quante altre volte questo sia avvenuto in Italia”.

Ma perché questi test non sono esatti? Al Messaggero Giorlandino ha spiegato:

“Il Dna libero circolante nel sangue materno non è di origine fetale, ma placentare. La placenta infatti, durante le fasi della sua formazione, libera nel sangue materno una certa quantità di Dna di scarto e questo viene captato come se fosse l’espressione genetica del feto. D’altra parte la metodica dei test, non potendo distinguere sull’origine del Dna, può fornire anche falsi negativi se non trova un Dna fetale, non perché il feto sia o meno portatore di una anomalia, ma solo perché in quel momento e in quel dato campione non si reperisce il materiale necessario per l’analisi”.

Giorlandino lancia un appello alle mamme che hanno ricevuto un risultato positivo da questi esami:

“La Fondazione Altamedica offre la possibilità, a tutte le donne che hanno ottenuto un risultato patologico a seguito del test sul sangue materno, di sottoporsi gratuitamente e immediatamente a una amniocentesi o villocentesi. Da eseguire a Roma o a Milano, per scongiurare il rischio di interrompere una gravidanza potenzialmente e perfettamente sana: c’è l’alta possibilità che questo test sia falsamente positivo. I test sicuri sono per ora sempre e solo amnio e villocentesi”.