ROMA – Era il fiore all’occhiello della riforma Balduzzi: il complesso di sconti e incentivi per promuovere i farmaci generici non attrae gli italiani. La vendita di farmaci senza un marchio riconoscibile è aumentata, a due mesi dalla legge, di un misero 6,9%. “Le vendite non vanno, gli italiani non li comprano” si lamenta il presidente di Assogenerici. In effetti, non si capisce perché uno dovrebbe pagare di più un farmaco che contiene lo stesso principio attivo, a un prezzo più basso (quando scade il brevetto la riduzione del prezzo è del 55%).
Per essere più espliciti e richiamandoci a un vecchio popolare spot: alla domanda “vuole due fusti di detersivo al prezzo di tre?” l’italiano dice no per principio se non legge la scritta Dash sull’etichetta. Sarà che molti medici ancora “sabotano” la novità, fanno “obiezione” di ricetta, sarà che di fronte alla malattia i nostri connazionali si sentono più protetti non badando a spese, sarà che siamo schiavi della pubblicità, per cui confidiamo di più nella bontà di un prodotto reclamizzato perché si ritiene la visibilità una garanzia di qualità.
Il fatto strano è che a lamentarsi sono tutti, anche Farmindustria, che oltre alla novità della legge Balduzzi, denuncia di aver subito tre manovre in un anno, tra cui il letale abbassamento dei tetti di spesa nella sanità pubblica. la multinazionale Menarini ha già annunciato il taglio di mille addetti su tremila, studi di settore prevedono licenziamenti per 12/13 mila unità in tutto il comparto. In questo momento, i farmaci generici rappresentano il 18% dei medicinali venduti in farmacia. Appunto un trascurabilissimo punto percentuale in più di quota di mercato rispetto a due mesi fa.
Va considerato che i generici detengono solo un quarto del mercato dei medicinali a brevetto scaduto. Il brand resta decisivo nella scelta dei farmaci antiulcera, le cui vendite sono calate pochissimo, dal 54 al 51%. Di più sono calati i farmaci antibiotici di marca, dal 76 al 64%. Scostamenti in ogni caso minimi. Se guardiamo ai mercati europei del farmaco generico si comprende che per un cambio di mentalità servirà una rivoluzione culturale. In Italia il generico è una fetta che vale il 18% della torta complessiva. In Germania vale il 65%, nel Regno Unito l’85%. Che il ricorso ai farmaci generici sia maggioritario in Europa lo certifica la media continentale: il 55%. Vedremo cosa succederà il prossimo anno, con dati più accurati. Anche perché nel 2013 si potrà vendere liberamente il principio attivo del sildenafil citrato: scade infatti il brevetto del Viagra. Auguri generici.
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