Fase 2: protezione sì, sicurezza no. Parole sbagliate per il dopo lockdown

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 20 Aprile 2020 - 08:44 OLTRE 6 MESI FA
Fase 2: protezione sì, sicurezza no. Parole sbagliate per il dopo lockdown

Fase 2: protezione sì, sicurezza no. Parole sbagliate per il dopo lockdown (Foto Ansa)

ROMA – Fase 2: protezione sì, sicurezza no. Ci sarà, ci deve essere la protezione, ogni tipo di protezione, il massimo di protezione possibile dal contagio. Ma la sicurezza del non contagiarsi, la sicurezza, la certezza assoluta del non contagiarsi non ci sarà nella Fase 2 e non ci potrà essere. Per l’ottima e inconfutabile ragione che sarà Fase 2 di una epidemia e non fase il numero che vi pare di una non epidemia.

La sicurezza di non contagiarsi esiste, si dà, in natura e in logica, quando contagio non c’è e quindi non c’è epidemia. Se c’è epidemia non può esservi sicurezza e viceversa. Può e deve esserci protezione, non sicurezza.

Eppure tutti, proprio tutti, governo centrale e governi locali, notiziari, sindaci, assessori, cittadini, sindacalisti, perfino medici usano la parola sicurezza. Sempre. Mai o quasi mai viene usata la parola protezione. In parte una semplificazione, impropria quanto ingenua, del linguaggio. In parte, forse la maggior parte, una rimozione collettiva accettata di buon grado. Sia da chi deve vendere una merce di cui non dispone, le autorità varie. Sia da chi vuol comprare una merce che non c’è, la gente.

Sui luoghi di lavoro governo, Asl, imprenditore, sindacato, e lavoratori e medici dovranno imporre ed esigere il massimo di protezione.

La mascherina è appunto protezione. Ma non è sicurezza totale.

I guanti sono protezione. Ma non sono sicurezza totale.

Il distanziamento l’un dall’altro è probabilmente la massima protezione. Ma non è sinonimo di sicurezza totale.

Il lavarsi le mani spesso e il gel sono doverosa, utile e imprescindibile protezione. Ma non sono sinonimi di immunità.

I test sierologici servono a tracciare la siero prevalenza, cioè dove e quanto virus c’è. Sono protezione nel senso che offrono alla Sanità mappe operative e informazioni atte a spezzare le linee logistiche del virus. Ma non sono patente di immunità, non sono attestati di sicurezza. Sono dei tranquillanti che abbiamo deciso di prescriverci.

E ogni altra cosa e misura e strumento nella Fase 2 (e anche Fase 3 di una epidemia) sono e saranno protezione. Mai sicurezza certa e garantita. Però ci piace sbagliare parola, ci piace e ci convince usare la parola e il concetto sbagliato. Forse per farci coraggio, forse per non dar di matto, forse per qualche altro buon motivo. O forse anche per trascinare domani su qualche gogna o in qualche Tribunale chi non ci avesse garantito la sicurezza totale dopo averle dato nel vocabolario della vita reale un posto che non ha.