Fecondazione assistita low cost: 200€ per un figlio, ma è sicura?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Agosto 2013 - 11:08 OLTRE 6 MESI FA
Fecondazione assistita low cost: 200€ per un figlio, ma è sicura?

Fecondazione assistita low cost: 200€ per un figlio, ma è sicura? (Foto Ansa)

ROMA – Avere un figlio con duecento euro. Questa la promessa della fecondazione “low cost” alle coppie che non riescono ad avere bambini. La tecnica è utilizzata dalla fondazione belga no profit “The walking egg” ed è stata ideata da Jonathan Van Blerkom, dell’università del Colorado, e viene sperimentata nella clinica Genk Institute for Fertility Technology in Belgio. La tecnica di fecondazione in vitro low cost ha dato alla luce 14 bambini e per trasportare il kit degli strumenti necessari basta una valigia.

La tecnica è stata applicata su donne al di sotto dei 36 anni e prevede l’utilizzo di farmaci di stimolazione ovarica da banco, quindi meno costosi e più blandi, ma ugualmente efficaci. Elena Dusi per Repubblica spiega che i costi si abbattono anche in laboratorio: la clinica belga si avvale di un laboratorio da 300mila euro, mentre nelle cliniche attuali i laboratori sono da 2-3 milioni di euro:

“Con la tecnica economica sono già nati 14 bambini. Una prima fase del trial iniziato nel 2012 ha coinvolto 35 coppie, 23 delle quali (65,7%) hanno ottenuto un embrione vitale. Le gravidanze iniziate sono state 7 (30,4%). Il primo bambino “low cost” è nato il 7 novembre 2012: un maschio di 3 chili e mezzo. Quindi, concludono soddisfatti i medici del Genk Institute, spendendo poco si ottengono risultati per nulla inferiori ai laboratori di lusso”.

L’abbattimento dei costi, spiega la Dusi, viene anche dall’uso ridotto dei farmaci e dagli strumenti comuni che vengono utilizzati:

“Per la stimolazione ormonale si somministrano pillole assai più blande rispetto ai medicinali iniettati normalmente nelle cliniche dei paesi occidentali. L’ovulazione viene seguita con un normale apparecchio a ultrasuoni. La provetta in cui avviene la fecondazione, e dove per due o tre giorni viene incubato l’embrione, viene mantenuta a ph costante con una sorta di “digestivo”: il trucco di cui Van Blerkom va forse più orgoglioso.

Un tubicino infatti inietta anidride carbonica nella provetta. E il gas viene ottenuto da una banale reazione chimica fra acido citrico e bicarbonato di sodio, mescolati in una seconda provetta. Nelle cliniche più costose, questo processo è gestito da incubatori, filtri, gas medicali e apparecchi per il monitoraggio delle condizioni chimiche che arrivano a costare alcune decine di migliaia di euro”.

La tecnica low cost promette dunque a tutte le famiglie la possibilità di avere dei bambini, specialmente quelle dei paesi più poveri, ma il ginecologo Carlo Flamigni, intervistato per Repubblica da Caterina Pasolini, punta il dito sulla necessità di sicurezza:

“Dipende, in Europa ci sono prezzi variabili e buona tecnica ma in alcuni paesi dell’Est i prezzi sono stracciati e la sicurezza poca. Questa esperienza a basso prezzo ideata in Colorado invece mi sembra ai primi passi, deve essere ripetuta nel tempo per avere valore scientifico”.

Flamigni spiega poi che il rischio in un laboratorio poco sicuro è che nascano bimbi malati, nonostante riconosca che spesso molte cliniche fanno fare esami inutili per aumentare il costo totale:

“Di sicuro in molti paesi fanno fare esami inutili per aumentare il costo totale, come quelli sperimentali o genetici, fuori luogo se una ragazza è giovane”.

E se nel pubblico si aspetta a lungo, il privato diventa un mercato in espansione da cui dobbiamo guardarci, spiega Flamigni:

“Sì, il rischio è di trovarsi fuori tempo visto che molti centri dopo i 41 anni non accettano più pazienti, che a questo punto si rivolgono ai privati che in Italia sono il doppio rispetto a qualsiasi altra nazione europea. Quello dei bambini è un mercato che fa gola e tutti ci si buttano per far soldi facili”.