Il modo migliore per perdere peso? Mangiare bendati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Febbraio 2016 - 12:16 OLTRE 6 MESI FA
Il modo migliore per perdere peso? Mangiare bendati

Il modo migliore per perdere peso? Mangiare bendati

ROMA –Il modo migliore per perdere peso? Mangiare bendati. Sarebbe questa, almeno secondo i ricercatori dell’Università di Konstanz (Germania), la ricetta più efficace e veloce per perdere peso.

A scoprire i benefici del buio sulla forma fisica, un gruppo di ricercatori tedeschi che, grazie all’esperimento condotto su 90 volontari, ha potuto appurare come le persone bendate consumino il 9% di calorie in meno rispetto ai ‘vedenti’ nel momento in cui si sentono sazie. Non potendo guardare nel piatto, i bendati avrebbero infatti sovrastimato la quantità di cibo ingerito, pensando di aver mangiato ben l’88% in più di quanto non avessero fatto realmente.

Tutto vero. Il perché è semplice da capire, spiegano i ricercatori: impossibilitati a guardare il cibo, ai commensali verrebbe sottratta buona parte del piacere del pasto in favore del puro nutrimento. Ma non solo. Senza ‘indizi visivi’ il cervello non saprebbe riconoscere la freschezza del cibo, innescando così un meccanismo di rifiuto. A riportare le conclusioni dello studio, pubblicato sulla rivista ‘Food Quality and Preference’, è il Telegraph. Questo, secondo i ricercatori, perché non vedere il cibo aiuterebbe il corpo a capire in tempo reale quando si è sazi davvero, senza bisogno di basarsi sulla stima di porzioni assunte in precedenza. Ma c’è di più: secondo lo studio il buio impedirebbe la fase ‘cefalica’ della digestione attivata dalla vista del cibo, bloccando quindi la salivazione e il rilascio di succhi gastrici e rendendo letteralmente il cibo meno facile da digerire. “La privazione della vista – ha spiegato la dottoressa Britta Renner, a capo del team di ricercatori – causa una forte dissociazione tra la reale assunzione di cibo e quella percepita. Questi risultati potrebbero quindi indicare come l’impossibilità di vedere aumenterebbe questa percezione, e che la stima del potenziale saziante dei cibi dipenderebbe più dall’esperienza in ‘tempo reale’ che dal ricordo della quantità delle porzioni assunte precedentemente”.