Infarto silente, metà dei pazienti non ha forte dolore. La spossatezza è un sintomo

di Caterina Galloni
Pubblicato il 6 Settembre 2020 - 07:10 OLTRE 6 MESI FA
Infarto silente, metà dei pazienti non ha forte dolore. La spossatezza è sintomo

Infarto silente, metà dei pazienti non ha forte dolore. La spossatezza è un sintomo (Foto Ansa)

La spossatezza potrebbe segnalare un infarto silente. Metà dei pazienti non avverte il classico dolore al torace ma ha sintomi sottili che potrebbero passare inosservati.  

Anthony Cottrell e la moglie Ellen, di Durham, per festeggiare le nozze d’argento avevano organizzato un viaggio di dieci giorni a Washington, Atlantic City e New York.  

Mentre la coppia visitava New York, Anthony, allora 48enne, era sempre più stanco.

“Ero abituato a camminare molto, ma all’improvviso ero diventato pigro”.

“Camminavamo per 20 minuti e poi mi dove fermare. Con Ellen lo abbiamo attribuito al jet lag, o al fatto che non ero in forma come credevo”.

In effetti, Anthony aveva subìto un infarto silente.

E’ stato sottoposto ad angioplastica, curato con le statine e l’isosorbide mononitrato, un farmaco che migliora il flusso sanguigno poiché rilassa i vasi sanguigni del cuore.

In molti pensano che gli infarti comportino un forte dolore al torace. I sintomi spesso sono altri e vengono liquidati come influenza o stanchezza. Occasionalmente, non ci sono affatto sintomi.

L’infarto miocardico silente (SMI) ogni anno rappresenta circa il 50% dei 100.000 ricoveri ospedalieri per infarto.

Sono “silenti” poiché mancano dell’intensità dei classici attacchi di cuore, come dolore al torace, dolore lancinante al braccio o sudorazione e affanno.

Eppure internamente sono identici a un normale attacco cardiaco: l’afflusso di sangue al cuore viene improvvisamente bloccato da un accumulo di grasso e altre sostanze nelle arterie che lo alimentano, causando danni ai tessuti.

Il danno può essere cumulativo e condurre a blocchi potenzialmente fatali.

“A volte SMI è molto silenzioso”, afferma Jerome Ment, consulente cardiologo presso l’University Hospitals Birmingham NHS Foundation Trust.

“Non ci sono affatto sintomi. I pazienti possono presentarsi per un’operazione di routine e, come parte della preparazione, sottoporsi a un ECG – elettrocardiogramma – un semplice test per controllare l’attività del cuore”.

“I risultati a volte mostrano danni che ci dicono che il paziente ha avuto un infarto, anche se, ad esempio, ha giocato a golf tre volte a settimana. E’ uno shock”.

Il problema è stato aggravato dalla pandemia poiché molte persone sono state alla larga dagli ospedali.

Nel primo mese di lockdown, un sondaggio della British Heart Foundation ha rilevato che l’84% dei medici ha affermato che il numero di persone che arrivavano in ospedale con tipo più grave di infarto – dove c’è quasi un blocco completo – era diminuito.

Ci sono ovvi fattori di rischio che contribuiscono a un infarto. L’eccesso di peso, ad esempio o casi di problemi cardiaci in famiglia ma può essere difficile prevedere chi potrebbe averne uno, afferma Ment.

“Sappiamo, ad esempio, che le persone con diabete di tipo 2 sono più vulnerabili agli infarti silenti”.

“A soffrire di infarti silenti sono più le donne che gli uomini e non conosciamo il motivo”.

Non tutti gli attacchi di cuore richiedono un intervento immediato, tuttavia se non controllati possono essere fatali.

“Un blocco completo delle arterie dipende molto dal tempo: più a lungo si aspetta, maggiore sarà il danno al muscolo cardiaco”, spiega Ment.

“Se una persona ad esempio ha avuto vaghi sintomi simil-influenzali per un certo numero di settimane, dovrebbe consultare il medico di famiglia e sottoporsi a ulteriori analisi”. (Fonte: Daily Mail