Insufficienza renale, un impianto riproduce le funzioni del rene umano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Giugno 2018 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA

Insufficienza renale, un impianto riproduce le funzioni del rene umano

ROMA – Un impianto delle dimensioni di una tazzina di caffè che riproduce le funzioni del rene umano potrebbe essere un salvavita per i pazienti con una malattia renale cronica. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] L’impianto dovrebbe essere testato entro la fine del 2018 e, in caso di successo, potrebbe essere disponibile nell’arco di pochi anni, evitando ai pazienti la dialisi o il trapianto: nel Regno Unito attualmente ci sono 30.000 persone sottoposte a dialisi e 5.000 in lista d’attesa.

Una malattia renale cronica è spesso causata da diabete scarsamente controllato o dalla pressione alta. I reni sani rimuovono le tossine dal sangue, controllano l’equilibrio dei liquidi corporei e producono ormoni che aiutano a mantenere la pressione con valori normali, provvedono alla produzione dei globuli rossi e a ossa sane. L’insufficienza renale si presenta quando la capacità dell’organo di provvedere alle funzioni sopra descritte scende al di sotto del 15%, causando l’accumulo di tossine nel sangue e acqua nei polmoni con conseguenze potenzialmente letali.

Il trattamento più efficace è un trapianto, ma la richiesta di organi supera di gran lunga le donazioni. L’unica altra opzione è la dialisi, in cui una macchina simula la funzione dei reni malati per pulire il sangue dalle tossine, sali e liquidi in eccesso e senza la quale potrebbero pericolosamente accumularsi.

La dialisi può essere scomoda in quanto i pazienti solitamente per effettuare il trattamento devono recarsi in ospedale, in genere tre volte a settimana, in sedute che durano tre o quattro ore ciascuna. La dialisi comporta affaticamento e depressione, può rimuovere delle sostanze nutritive dal sangue e funziona solo quando i pazienti sono collegati alla macchina.

La funzione del rene artificiale sarebbe quella di filtrare continuamente il sangue all’interno del corpo ed evitare questi problemi, come sostengono i ricercatori dell’University of California, San Francisco, che lo hanno sviluppato negli ultimi 20 anni. L’impianto è formato da due componenti: filtri per separare le varie sostanze nel sangue e un “bioreattore” che trasferisce questi al sangue o alla vescica per l’eliminazione. Sono racchiusi in una scatola resistente, rivestita di una pellicola realizzata con materiali sicuri per il suo utilizzo all’interno del corpo. È collegato con dei tubi alle vene circostanti e alla vescica, spiega il Daily Mail.

Il rene artificiale passa prima il sangue attraverso i filtri di silicio stratificato per rimuovere i rifiuti e poi attraverso il “bioreattore” realizzato con cellule renali vive coltivate in laboratorio che riassorbono sali, zuccheri e acqua presenti nel sangue, in modo simile a un vero rene. Il sangue pulito viene reimmesso nella circolazione attraverso una vena a cui è collegato l’impianto, mentre le sostanza da espellere vengono drenate nella vescica attraverso un tubo.

I ricercatori ritengono che entro pochi mesi inizieranno a testare parti del dispositivo sugli esseri umani, in seguito al successo ottenuto dalle sperimentazioni sui maiali, in cui è stato superato un problema con i coaguli di sangue. Il sangue ha una naturale tendenza al coagulo, e nei precedenti prototipi del dispositivo aveva causato delle difficoltà.

I coaguli non solo fermano il funzionamento dell’impianto, ma potrebbero rivelarsi fatali se si spostassero verso il cervello, il cuore o i polmoni per cui i ricercatori hanno sviluppato due meccanismi per risolvere il problema. Hanno cambiato il modo in cui il sangue scorre attraverso il dispositivo e pensano che il rivestimento prevenga anche i coaguli. Una volta pronto, il rene artificiale verrà impiantato in modo simile al trapianto, in anestesia generale.

Ma Jamie Davies, professore di anatomia sperimentale all’University of Edinburgh e ricercatore del Kidney Research UK, ha avvertito che la tecnologia è tutt’altro che pronta. “Un dispositivo concreto è probabile arrivi in futuro ma per ora è importante che i pazienti facciano il possibile per proteggere la funzione renale ed è altresì molto importante che i donatori si facciano avanti”.