Latte vegetale (soia, riso…): cosa ha in più e in meno di quello di mucca

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Dicembre 2016 - 11:07 OLTRE 6 MESI FA
Latte vegetale (soia, riso...): cosa ha in più e in meno di quello di mucca

Latte vegetale (soia, riso…): cosa ha in più e in meno di quello di mucca

ROMA – Latte vegetale (soia, riso…): cosa ha in più e in meno di quello di mucca. Sempre più italiani – 8,5 milioni nel 2015 – scelgono di sostituire il tradizionale latte di mucca con quello vegetale.

Le alternative non animali sono tante: cereali (riso, avena, orzo, frumento, miglio, kamut), legumi (soia, arachidi, piselli), semi (mandorle, noci, cocco, pinoli, sesamo, nocciole, canapa, girasole).

Basta che non sia vaccino: per necessità è obbligato a preferirlo chi è intollerante al lattosio o allergico alle proteine del latte (ma sempre più persone decidono in base a diagnosi individuali e non suffragate da protocolli clinici certi), per scelta chi aderisce a una dieta vegana o ovo-vegana, chi opta per un prodotto fatto da sé (per scelta green o per risparmiare).

Detto dell’affermazione commerciale del latte vegetale, vale la pena confrontarne i vari tipi con quello di mucca: benefici ed effetti collaterali, vantaggi e svantaggi.

Latte di riso. Altamente digeribile, buono anche per cucinare, poco calorico, senza colesterolo: ma contiene poco calcio e poche proteine nobili, quindi deve essere integrato.

Latte di soia. E’ il più diffuso, ha un sapore peculiare che può non piacere a tutti ma ha valori proteici simili al latte di mucca e contiene i preziosi Omega 3. Stia attento chi soffre di calcoli renali e di tiroide e gli allergici al nichel.

Latte di avena. Va bene per i regimi alimentari ipocalorici, contiene acido folico e quindi è indicato per le donne che progettano di avere un figlio, non è chiaro se faccia male ai celiaci.

Il consiglio degli specialisti è di limitarsi al suo uso solo in particolari situazioni patologiche, ma di non farlo diventare una abitudine indiscriminata: rispetto al latte di mucca i vantaggi sono circoscritti mentre è sicuro un deficit nutrizionale specie per i ragazzi nel periodo della crescita.

«La sostituzione del latte vaccino con quello di origine vegetale ha una ragione nel caso di patologie come l’intolleranza al lattosio o l’allergia alle proteine del latte vaccino- spiega la dott.ssa Barbara Paolini, vicesegretario nazionale ADI (Associazione Italiana di dietetica e nutrizione clinica) e medico dietologo dell’AOU Senese- L’intolleranza al lattosio ha una prevalenza del 3-5% nei bambini di età inferiore a 2 anni, e del 65% circa nella popolazione adulta. L’allergia alle proteine del latte è decisamente più rara (1,9-4,9%), compare quasi sempre nel primo anno di vita, in genere più precocemente nel lattante alimentato con formula, rispetto all’allattato al seno. L’acquisizione della tolleranza, cioè la remissione dei sintomi, si verifica nel 40-50% dei casi entro il primo anno vita e nell’85-90% dei casi entro il terzo anno di vita». (La Stampa)