Lockdown, ha sofferto di più chi vive in case piccole. Ma anche la vista dalle finestre incide
Pubblicato il 28 Maggio 2020 - 15:35 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – Case e quarantena. Un italiano su quattro ha sofferto di sintomi ansiosi significativi durante il periodo di lockdown. Lo dice un’indagine su condizioni abitative e disagio psico-fisico in quarantena realizzata dal Politecnico di Milano e dell’Università di Genova.
Secondo l’indagine alcune caratteristiche delle abitazioni sono più ricorrenti in chi presenta sintomatologia marcata rispetto a chi ha sintomi lievi o assenti.
Ad esempio, abitare in una casa di superficie inferiore ai 60 mq è una condizione più frequente tra chi ha sintomi depressivi: il 14% contro l’8,5% di chi non li ha.
Dal sondaggio su quasi 10mila persone è emersa anche una forte relazione tra sintomi depressivi marcati e abitazioni con scarsa illuminazione naturale. Ma anche basso comfort acustico e termo-igrometrico. Inoltre anche locali diurni caratterizzati da un numero limitato di soft qualities come opere d’arte o elementi verdi.
Oppure che non garantiscono un’adeguata privacy durante i sempre più numerosi momenti di connessione telefonica e video. Queste condizioni abitative sono infatti più frequenti (34%) in chi ha sintomi depressivi rispetto a chi non ne presenta (13%).
I risultati delle analisi condotte dimostrano inoltre che chi abita in case con queste qualità indoor scarse corre un rischio due volte maggiore di manifestare sintomi di depressione moderata/severa.
Case, anche la vista dalle finestre incide.
Balconi, terrazzi e logge giocano un ruolo importante: chi ha sintomi non dispone infatti di tali spazi nel 37% dei casi.
Anche la vista dalle finestre ha un peso rilevante: risulta più sintomatico chi affaccia su spazi outdoor di scarsa qualità. Sia verdi, quali terreni incolti o spazi di risulta, sia costruiti, come parcheggi, strade o capannoni (28% dei casi contro il 17% degli asintomatici).
È stato anche chiesto agli intervistati come l’ambiente domestico abbia influito sulle loro performance di lavoro o di studio: il 31,2% dichiara che queste sono state sensibilmente peggiorate dal “nuovo” ambiente.
Il Covid-19 – è la riflessione nata dalla ricerca – lascerà un segno anche nel mercato immobiliare, accrescendo il valore di alcune abitazioni e svalutandone altre.
Le parole d’ordine per gli spazi residenziali saranno flessibilità, igiene e resilienza, per permettere possibili trasformazioni in spazi lavorativi accoglienti e funzionali e per assicurare il benessere psicofisico di chi li abita.