Malattie della tiroide addio, in arrivo carote e pomodori iodati per curarle

Pubblicato il 2 Giugno 2010 - 13:50| Aggiornato il 3 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Presto le malattie della tiroide causate dalla carenza di iodio potrebbero diventare un ricordo. Sulle tavole degli italiani arriveranno entro la fine dell’anno carote, pomodori, insalata, ma anche latte e formaggio, tutti naturali ma con un maggior contenuto in iodio. Alimenti che vanno ad aggiungersi a sale e patate iodati, già da tempo in vendita nelle città italiane. Lo ha annunciato a Milano Aldo Pinchera endocrinologo dell’ Università di Pisa e presidente dell’Associazione Italiana Tiroide (Ait).

“Nel mondo, oltre due miliardi di individui sono a rischio di carenza iodica – afferma Pinchera – 800 milioni di persone hanno il gozzo e 30 milioni i bambini con deficit mentale. In Italia il problema riguarda il 10% della popolazione, pari a 6 milioni di persone. Nelle donne oltre i 60 anni questo comporta l’ ipotiroidismo, nelle donne in gravidanza possono verificarsi ripercussioni sul feto e nei bambini conseguenze sullo sviluppo cerebrale, con difetti cognitivi”.

Il successo dei programmi di iodioprofilassi ha permesso di ridurre da 110 a 47 il numero di Paesi con gradi significativi di carenza iodica. “Ma – secondo Pinchera – nel continente europeo l’obiettivo di una adeguata iodoprofilassi è ancora lontano dall’essere raggiunto”. La disponibilità dei nuovi prodotti iodati è frutto delle ricerche realizzate dall’Università di Pisa.

Nel 2009, in particolare, 70 mucche in lattazione sono state nutrite con mangime arricchito con iodio in quantità superiore alla norma, ma ampiamente inferiore al massimo consentito dalla legislazione europea. Ebbene, nel formaggio ‘grana padano’ prodotto con tale latte la quantità di iodio per 100 grammi è 2,5 volte maggiore. Carote, pomodori e insalata iodati si ottengono arricchendo il terreno e i concimi con iodio, mentre è in fase di studio la possibilità di ottenere un’erba geneticamente modificata per il pascolo, in modo che i bovini assorbano direttamente con l’alimentazione naturale una quantità adeguata di iodio.