Patatine fritte in busta: cancerogeno sospetto, quanti rispettano i limiti? E nel caffè, nel pane bianco…

di redazione Blitz
Pubblicato il 10 Ottobre 2017 - 13:28| Aggiornato il 11 Ottobre 2017 OLTRE 6 MESI FA
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Patatine fritte, allarme: contengono sostanza killer. Tre aziende non rispettano parametri

ROMA – Le patatine in busta, frutto proibito per chi soffre di colesterolo o diabete, sono lo snack preferito dagli italiani e non solo. Secondo gli esperti sono anche una minaccia per la salute, e non perché facciano ingrassare. Contengono infatti una sostanza potenzialmente tossica: l’acrilammide. 

Secondo uno studio ABR, una azienda di consulenza sulla sicurezza alimentare, metà delle aziende produttrici non rispetterebbe i limiti di concentrazione della sostanza. L’acrilammide è una sostanza che si forma in seguito alle alte temperature e che si sviluppa durante i processi di frittura, di cottura al forno o alla griglia, come “conseguenza di specifiche reazioni chimiche che coinvolgono gli zuccheri e gli amminoacidi, i mattoni delle proteine (principalmente l’asparagina libera), all’interno delle complesse ed ancora in parte poco conosciute reazioni di Maillard”.

In effetti, che l’acrilammide faccia male è ben noto nella letteratura scientifica da diversi anni, tanto che già dal 1994 questa sostanza è stata inserita dallo IARC (International Agency for research on Cancer) nel gruppo A2 che identifica i probabili agenti cancerogeni.

Ma non solo le patatine.

Ma non sono solo le patatine ad essere incriminate. Tra i principali prodotti alimentari coinvolti nel rischio, secondo il Jecfa (Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives), troviamo anche caffè, biscotti e pasticcini, pane bianco, panini e crostini.

Non solo l’acrilammide, ma anche il suo prodotto metabolico principale, ossia la glicidammide, può avere carattere neurotossico, genotossico e cancerogeno. In sostanza fa male al sistema nervoso, può far venire il cancro e alterare il Dna.

La notizia, rilanciata dall’agenzia Agi nell’articolo di Sonia Montrella, dà conto in realtà di quanto le aziende distributrici rispettino i limiti fissati dalle Linee Guida europee dell’EFSA, valutazioni affidate in questo caso appunto a Abr, un team di biologi specializzati in formazione, divulgazione e monitoraggio della sicurezza alimentare.

All’interno del nostro organismo dopo l’ingestione, l’acrilammide e i suoi metaboliti sono rapidamente assorbiti dal tratto gastrointestinale, per poi essere successivamente metabolizzati ed escreti con le urine, ma la cosa forse più interessante, secondo alcuni studi sperimentali su animali, è la dimostrazione che l’acrilammide si distribuisce in tutti i tessuti, senza escludere il feto.