Pfas, gli inquinanti minacciano la fertilità dei giovani in Veneto: tracce negli spermatozoi
Pubblicato il 9 Ottobre 2020 - 14:39 OLTRE 6 MESI FA
Sostanze perfluoroalchiliche, inquinanti ambientali con riconosciuta attività anti-ormonale.
Si chiamano Pfas, nuovi studi ne hanno rilevato la presenza all’interno del liquido seminale di giovani maschi residenti nell’area rossa a massima esposizione a queste sostanze della regione Veneto.
Pfa negli spermatozoi dei giovani della “zona rossa” in Veneto
Una zona rossa Pfas. I risultati sono stati presentati al XV Meeting del Gruppo Triveneto di Medicina della riproduzione a Padova, dall’équipe di Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia all’Università di Padova.
La ricerca – ne sintetizza i risultati l’AdnKronos – ha dimostrato per la prima volta a livello internazionale come circa il 20% dei Pfas presenti nel sangue sia stato poi ritrovato anche nel liquido seminale e in particolare negli spermatozoi.
“Rappresentando pertanto un ulteriore fattore di rischio per la fertilità maschile”.
La validazione a questi risultati è arrivata “pochi mesi dopo da una ricerca internazionale che ha confermato come a una maggiore concentrazione di inquinanti nel sangue corrispondesse anche una maggior quantità nel liquido seminale”, spiegano i ricercatori in una nota.
Riduzione della capacità riproduttiva
Ma cosa comporta la presenza di questa sostanze negli spermatozoi? I dati hanno dimostrato il legame dei Pfas sulla membrana cellulare, componente fondamentale per la funzionalità degli spermatozoi.
E che contiene tutti quei recettori e canali imprescindibili per la loro capacità fecondante. Analisi molecolari hanno permesso di evidenziare come queste sostanze riescano a intercalarsi nella membrana stessa.
Dilatandola e aumentandone quindi la fluidità, un parametro indicativo di una minor stabilità della stessa. Questa alterazione comportava l’alterazione di diversi parametri fortemente dipendenti dalla membrana stessa.
Come la respirazione cellulare e la motilità degli spermatozoi, “con conseguente riduzione della capacità fertilizzante”.
Esposizione da Pfas, tutte le conferme
I risultati di questo studio aggiungono un ulteriore tassello al più ampio spettro di manifestazioni cliniche associate all’esposizione a Pfas.
La loro presenza sugli spermatozoi diventa però “un ulteriore segnale di allarme, soprattutto qualora uno spermatozoo carico di Pfas dovesse comunque arrivare a fecondare l’ovocita.
O a tecniche di fecondazione in vitro, rappresentando quindi una sorta di cavallo di troia per il futuro embrione”. (fonte AdnKronos)