Primo farmaco al mondo con staminali: ridà la vista, è italiano, si può vendere

di redazione Blitz
Pubblicato il 20 Febbraio 2015 - 21:00 OLTRE 6 MESI FA
Primo farmaco al mondo con staminali: ridà la vista, è italiano, si può vendere

Primo farmaco al mondo con staminali: ridà la vista, è italiano, si può vendere

MODENA – Si può vendere, è interamente made in Italy ed è in grado di restituire la vista. E’ il primo farmaco al mondo a base di cellule staminali, ora ufficialmente riconosciuto dalla Commissione Europea che ne ha autorizzato la vendita. La nuova terapia, in grado di ridare la vista ai pazienti con gravi ustioni alla cornea, è stata messa a punto nei laboratori di Holostem Terapie Avanzate, spin off del Centro di medicina rigenerativa (Cmr) dell’Università di Modena e Reggio Emilia in partnership con Chiesi Farmaceutici. 

Andrea Chiesi, manager di Chiesi Farmaceutici e ad di Holostem, spiega:

“Si tratta del  primo prodotto di terapie avanzate a base di cellule staminali approvato e formalmente registrato nel mondo occidentale. Questo primato ci dimostra che la partnership tra pubblico e privato non solo è possibile, ma è anche la sola vincente in un campo complesso come quello delle cellule staminali, in particolare autologhe, e della medicina rigenerativa”.

Alla base della nuova terapia ci sono più di vent’anni di ricerca d’eccellenza, condotta da un team di scienziati di fama internazionale nel campo della biologia delle cellule staminali epiteliali. Il trattamento potrà essere in futuro disponibile per tutti i pazienti europei che abbiano subito incidenti sul lavoro (causati per esempio da calce viva, da solventi o da acidi), incidenti domestici (per esempio ustioni oculari provocate da detersivi o agenti abrasivi in adulti e bambini) o, come testimoniano le cronache degli ultimi mesi, nei casi di aggressione con agenti chimici. Una speranza forse anche per Pietro Barbini, il giovane milanese aggredito a dicembre scorso con l’acido dalla ex, Martina Levato e dall’amante di lei, Alexander Boettcher.

Testato per la prima volta sugli esseri umani in via sperimentale negli anni Novanta era stato riconosciuto come farmaco orfano nel 2008. Graziella Pellegrini, coordinatrice della terapia cellulare al Cmr “Stefano Ferrari” di Modena, spiega come funziona:

“Quando ustioni termiche o chimiche della superficie oculare danneggiano irreversibilmente la riserva di staminali, la superficie corneale, che in un occhio sano si rinnova completamente ogni sei/nove mesi, smette di rigenerarsi e la congiuntiva a poco a poco comincia a ricoprire la cornea con una patina bianca che rende impossibile la visione e provoca dolore e infiammazione cronici. Se almeno in uno dei due occhi del paziente è rimasto anche un residuo piccolissimo di limbus (parte tra cornea e congiuntiva) non danneggiato, siamo in grado di ricostruire in laboratorio l’epitelio che ricopre la superficie corneale, grazie alle cellule staminali raccolte da una biopsia. Questo lembo di epitelio – conclude l’esperta – che assomiglia ad una sorta di lente a contatto, viene poi trapiantato nel paziente e consente di ottenere una cornea trasparente stabile nel tempo e un pieno recupero della capacità visiva”.

Ai tempi di Stamina osserva Michele De Luca, direttore del Cmr, è un grande passo per l’umanità:

“In un periodo di grande confusione sulle reali possibilità terapeutiche delle cellule staminali, poter dimostrare che curano davvero e senza rischi per la salute è più importante che mai”.

L’annuncio del via libera alla messa in commercio del farmaco è stato accolto con soddisfazione dal presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

“Si tratta di una grande affermazione della capacità innovativa del sistema della ricerca regionale che basa i suoi successi anche di livello mondiale, come in questo caso, proprio sulle partnership virtuose pubblico-privato”.

“Il nuovo farmaco – ha proseguito Bonaccini – è il risultato di anni di lavoro di ricercatori e tecnici, sia universitari che del gruppo farmaceutico Chiesi, polo di eccellenza europea con sede in Emilia-Romagna.

Il progetto è stato sostenuto anche dagli investimenti della Regione a sostegno del Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari di Modena, mettendo a disposizione circa 10 milioni di euro complessivi tramite il Programma Ricerca-Università e la Rete regionale dei Tecnopoli coordinata da Aster”.

“Poter contribuire a restituire la vista a pazienti che hanno subito gravi lesioni alla cornea – ha concluso –  è per me motivo di orgoglio come credo lo sia per ogni cittadino di questa regione”.