Riprogrammare le cellule della pelle per formare un pancreas nuovo di zecca

Pubblicato il 10 Giugno 2013 - 10:40 OLTRE 6 MESI FA
Riprogrammare le cellule della pelle per formare un pancreas nuovo di zecca

Riprogrammare le cellule della pelle per formare un pancreas nuovo di zecca

ROMA – Riprogrammare le cellule epiteliali per formare un pancreas nuovo di zecca? Da oggi si può grazie ai progressi compiuti dai ricercatori del Laboratorio di embriologia biomedica dell’Università di Milano. Tutte le cellule del corpo umano sono dotate in potenza dello stesso Dna che può differenziarsi in oltre 200 modi per formare il cuore, piuttosto che il fegato, il sangue, o la pelle e le ossa. E’ tutto legato ad alcuni tratti di quel Dna che si accendono o si spengono al momento della specializzazione delle cellule.

Il meccanismo avviene al livello dell’epigenoma, una sorta di capsula che riveste il Dna. I ricercatori modificando l’epigenoma sono riusciti a modificare il destino funzionale di una cellula. Per compiere il prodigio hanno utilizzato una particolare molecola, la 5 aza-citidina, capace di rimuovere dal Dna delle cellule già differenziate i “blocchi” che ne limitano l’accessibilità. I ricercatori hanno sfruttato questa molecola per attivare con successo un programma di differenziamento diverso: hanno azzerato quello attivo nelle cellule prelevate dalla pelle e hanno riprogrammato le stesse per diventare pancreatiche.

Una speranza per chi è affetto da diabete: il pancreas è produttore di insulina, la cui carenza causa appunto la malattia. Con la riprogrammazione delle cellule è possibile curare il diabete in modo semplice e senza il ricorso ad astruse mutazioni geniche o retrovirus.

I ricercatori hanno infatti osservato che il cambiamento di funzioni si è mantenuto stabile anche dopo il trapianto delle cellule pancreatiche in topi diabetici, che sono tornati a livelli normali di glicemia.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Pnas (Proceedings of the national academy of sciences, organo ufficiale dell’Accademia delle scienze americana). I coordinatori del team sono Tiziana Brevini e Fulvio Gandolfi di Unistem, il Centro per la ricerca sulle cellule staminali dell’università statale di Milano. Lo studio è stato finanziato dall’Associazione per la ricerca sul cancro (Airc), dal Miur e dalla Regione Lombardia.