Sirchia, l’ex ministro rivela: “Quando vietai il fumo nei locali pubblici ricevetti minacce

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Gennaio 2020 - 15:19 OLTRE 6 MESI FA
Sigarette, Ansa

(foto d’archivio Ansa)

ROMA – Intervistato da Radio Cusano, l’ex ministro della Salute Girolamo Sirchia – autore della legge che 15 anni fa vietò il fumo nei locali pubblici – rivela: 

“Il mondo si era reso conto da pochi anni che il fumo di tabacco è una calamità per la salute pubblica. Ci sono oltre 2 milioni di persone in Italia che vengono colpite da malattie a causa del fumo. Quando mi sono insediato ho compilato un’agenda con una serie di punti che dovevano essere realizzati per ridurre quantomeno questo danno. Il primo punto era evitare che i non fumatori venissero intossicati dal fumo degli altri. Tu sei libero di fumare, laddove non crei danni a me che non fumo. Il secondo punto dell’agenda era la prevenzione dell’iniziazione al fumo dei ragazzi, questo purtroppo non si è riuscito a farlo. Una parte dei ministri del mio governo era favorevole alla mia legge, un’altra parte era contraria”.

E ancora: “C’è un mondo di interessi, di convinzioni, di pregiudizi, quindi è logico che vi sia gente pro e gente contro. Chi è contrario parla di libertà individuale, si parla di Stato etico, di fascismo, sempre le solite cose. La seconda scusa sono i danni spaventosi per l’economia, i disoccupati, gente che scenderà in piazza perché si svuoteranno ristoranti e bar. La cosa è stata smentita ampiamente dai fatti. Il fumatore riceve un ulteriore danno quando va in un locale pieno di fumo perché respira il fumo degli altri. Per anni i capotreni delle ferrovie mi hanno ringraziato perché li avevo liberati da questa calamità. Mi arrivarono però anche lettere minatorie, proiettili. Ci sono persone che hanno vissuto questa limitazione come una privazione della libertà. Questa cosa era molto sentita soprattutto da alcuni giornalisti, Giuliano Ferrara e Vittorio Feltri fecero delle campagne contro la mia legge. Oggi ci sono dei gazebo davanti ai bar che d’estate sono all’aperto, ma d’inverno diventano luoghi chiusi e la gente lì fuma, mangia e beve e quelle cose lì vanno contro lo spirito della legge. Vietare il tabacco? Sarebbe giustissimo. Un osservatore indipendente si chiede: com’è possibile che si continui a vendere un prodotto che ammazza la gente? Però non si riesce perché la quantità di fumatori è tale che bisogna prima ridurla sensibilmente e poi il discorso può essere impostato.  Lobby del tabacco? Si sono ampiamente e fortemente difesi con tutti i mezzi leciti a loro disposizione e tuttora questo avviene. Loro stanno cercando di produrre dei diversivi sul mercato, per indurre i giovani a fumare e alla dipendenza alla nicotina”.

Sulla sigaretta elettronica. “E’ un diversivo dell’industria che produce tabacco. Sappiamo bene che questa sigaretta elettronica induce i giovani a fumare. Una volta che l’assuefazione si è instaurata si passa al tabacco, alla cannabis. Ora probabilmente avremo la cannabis sul mercato e comincerà la stessa cosa che è accaduta col tabacco, con la pubblicità, il fatto che riduce l’ansia, favorisce il sonno. Un sacco di chiacchiere che servono a fare profitto su un’altra sostanza che oggi non è ancora libera”.

Riguardo le teorie antiscientifiche. “E’ un movimento di tutto il mondo ed è secondo me legato alla crescente complessità della scienza e della medicina, che la gente non capisce e i medici e gli scienziati non sanno spiegare bene. Le cose che non si capiscono fanno paura. Nascono delle paure che inducono la gente ad essere sospettosa. Poi c’è sempre all’interno di questo gruppo il catastrofista, quello che racconta la nascita di Frankenstein, i mostri, ecc… Poi si annida il sospetto sull’interesse economico delle case farmaceutiche. La cosa assurda è questa, perché quelli perdono più che guadagnano. E’ umano che molta gente si schieri contro, siccome la scienza non sa parlare e fa errori gravi, come il fatto che alcuni studi sono finanziati da case farmaceutiche. Questo nell’incertezza generale crea un rifiuto”.

Sul sistema sanitario nazionale. “I governi che si sono succeduti hanno avuto come denominatore comune l’indifferenza verso la salute della popolazione. Il sistema sanitario non è sufficientemente finanziato. Poi si sono annidati una serie di ideologie e di pregiudizi che lo rovinano. Il pregiudizio che oltre ad essere troppo costoso, è in mano ai medici baroni. Abbiamo visto di tutto, tranne che l’interesse per la salute della gente. Andrebbero fatte modifiche che ci portino fuori da queste squallide logiche. Berlusconi ci teneva alla salute. Ogni tanto mi chiedeva qualche consiglio, a livello di secondo parere. E’ una vita dura la sua”.

Fonte: Radio Cusano.