Sla, dai test al primo trapianto: da Terni la cura con le staminali?

Pubblicato il 27 Giugno 2012 - 17:35 OLTRE 6 MESI FA

(Foto LaPresse)

TERNI -Per curare la sclerosi laterale amiotrofica (cioè la Sla), la soluzione viene dalle cellule staminali. La speranza nacque coi primi test, e adesso è cresciuta e si è rafforzata col primo trapianto. Da oggi infatti non è più solo una scoperta fatta sulla carta ma testata in sala chirurgica. La speranza è che le staminali rallentino, o addirittura frenino, la morte dei motoneuroni, situazione che porta alla paralisi.

Lunedì 25 giugno all’ospedale di Terni il professor Angelo Vescovi e la dottoressa Letizia Mazzini hanno portato a termine il primo trapianto al mondo di cellule staminali prelevate dal cervello di un feto morto per cause naturali. Sempre la stessa equipe, nel 2010, annunciava i primi test per provare a cercare una soluzione alla grave malattia.

Vescovi è il Direttore Scientifico della Biobanca di Terni e dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di Padre Pio, e da anni cerca di trovare una cura alla Sla con le staminali.

Le staminali sono state trapiantate attraverso tre iniezioni nel lato sinistro del midollo spinale lombare ad un paziente di 31 anni. In tutto queste tre iniezioni, ciascuna del volume di 15 millesimi di millilitro, hanno portato nel paziente poco meno di due milioni e mezzo di cellule staminali cerebrali.

Le cellule staminali sono state trapiantate in prossimità delle cellule nervose chiamate motoneuroni, che nella Sla muoiono gradualmente, paralizzando progressivamente i muscoli, fino a causare la morte del paziente.

Dopo l’intervento, l’uomo si è risvegliato in buone condizioni. Respira autonomamente. Le sue condizioni cliniche e psicologiche risultano più che soddisfacenti.

Il paziente sottoposto ad intervento è il primo dei 18 affetti da Sla che sono stati reclutati nello studio clinico di fase 1 dell’Istituto superiore di sanità. Dopo di lui ogni settimana verranno operati gli altri pazienti. Poi verranno tutti monitorati negli anni seguenti e verrà documentata l’evoluzione della malattia.

Questo tipo di intervento è anche privo di ogni problematica etica, perché le staminali provengono da un frammento di tessuto cerebrale di un feto morto per cause naturali. Una procedura simile a quella della donazione volontaria di organi negli adulti.

Le cellule del feto saranno sufficienti per l’intera sperimentazione e per quelle successive che la stessa equipe sta già organizzando su altre malattie neurodegenerative, in collaborazione anche con cliniche europee e statunitensi.

La sperimentazione mira a valutare la sicurezza delle procedure di trapianto e l’innocuità delle cellule.