Vaiolo delle scimmie, aumentano i casi: come è nato e quali sono i sintomi

La malattia ha un periodo di incubazione da 6 a 16 giorni. Nelle fasi iniziali, i pazienti hanno febbre, mal di testa, gonfiori, mal di schiena, dolori muscolari e una generale spossatezza.

di Caterina Galloni
Pubblicato il 22 Maggio 2022 - 15:00 OLTRE 6 MESI FA
Vaiolo delle scimmie, aumentano i casi: come è nato e quali sono i sintomi

Vaiolo delle scimmie, aumentano i casi: come è nato e quali sono i sintomi

Nel Regno Unito sono stati rilevati altri quattro casi di vaiolo delle scimmie: secondo quanto riportato da The Independent, tre dei casi sono stati rilevati a Londra e uno a nord-est dell’Inghilterra. Come comunicato dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), il che porta complessivamente a sette casi.  L’UKHSA ha affermato che sta attualmente indagando sui collegamenti tra i quattro pazienti, che si ritiene abbiano tutti contratto il virus a Londra, sebbene  sia trasmesso principalmente da animali selvatici nelle aree dell’Africa occidentale e centrale. Si ritiene che i nuovi casi non siano correlati ai due segnalati il 14 maggio e ad un altro isolato scoperto il 7 maggio. Ma cos’è esattamente il vaiolo delle scimmie e quanto è pericoloso per le persone? 

Dove ha avuto origine il vaiolo delle scimmie?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha fatto risalire la malattia alle foreste pluviali tropicali dell’Africa centrale e occidentale e la definisce una zoonosi virale (il che significa che può essere trasmessa dagli animali all’uomo) simile al vaiolo, a sua volta sradicata nel 1980. Il primo caso registrato di vaiolo delle scimmie è stato identificato in quella che attualmente è la Repubblica Democratica del Congo nel 1970. Inizialmente sarebbe stato trasmesso all’uomo per contatto con il sangue o i fluidi corporei di primati contaminati (o roditori come scoiattoli e ratti del Gambia) ma è una malattia infettiva dunque è molto più probabile che venga trasmessa da uomo a uomo.

Quali sono i sintomi?

La malattia ha un periodo di incubazione da 6 a 16 giorni. Nelle fasi iniziali, i pazienti hanno febbre, mal di testa, gonfiori, mal di schiena, dolori muscolari e una generale spossatezza. Una volta che la temperatura è tornata normale, compare un’eruzione cutanea. Prima sul volto poi sul resto del corpo, più comunemente sui palmi delle mani e le piante dei piedi. Sulla pelle, come stadio finale, si formano alcune croste che poi cadono ma possono richiedere tre settimane per guarire e scomparire. Il virus può essere difficile da diagnosticare senza l’ausilio di analisi di laboratorio a causa della sua apparente somiglianza con altre malattie che provocano un’eruzione cutanea, come la varicella, il morbillo, la scabbia e la sifilide.

Quanto è pericoloso?

Colin Brown, direttore delle infezioni cliniche ed emergenti presso l’UKHSA, ha affermato che il vaiolo delle scimmie “non si diffonde facilmente tra le persone e il rischio complessivo per il pubblico in generale è molto basso”. Sebbene questa specie di orthopoxvirus sia molto più lieve del vaiolo, abbiamo dei decessi registrati in particolare tra i giovani. L’OMS elenca il tasso di mortalità  inferiore al 10%. Nell’epidemia del 2017 in Nigeria, la più vasta mai osservata, identificarono 172 casi sospetti di vaiolo delle scimmie. Poi segnalati 61 casi confermati in tutto il paese. Il 75% dei malati erano maschi e avevano un’età compresa tra i 21 e i 40 anni. Al momento non sono disponibili vaccini o cure specifiche, ma l’antivaiolosa preesistente ha dimostrato di essere efficace per l’85% nel combattere la malattia.