Variante tedesca del Coronavirus: non si sa se è più contagiosa, ma è diversa dalle variante brasiliana e britannica

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 19 Gennaio 2021 - 10:22 OLTRE 6 MESI FA
Variante tedesca del Coronavirus: non si sa se è più contagiosa, ma è diversa da brasiliana e britannica

Vaccino Coronavirus, studio Pfizer/BioNTech: sarà efficace anche contro la variante inglese e sudafricana (foto Ansa)

Variante tedesca del Coronavirus: ci mancava anche questa. Dopo quella britannica, quella sudafricana, quella giapponese. La nuova mutazione individuata in Germania è diversa da tutte queste. Non si sa se più o meno contagiosa. Di sicuro differente.

Variante tedesca in 35 persone in Baviera

Una nuova variante e mutazione del Covid, finora sconosciuta, è stata individuata a Garmisch Partenkirchen, nella Baviera tedesca. “Il significato clinico di questa variante non è ancora affatto chiaro”. Così ha detto il vicedirettore dell’ospedale locale, Clemens Stockklausner, primario del reparto di pediatria e medicina giovanile, incontrando la stampa. Il medico ha spiegato che uno dei pazienti al momento ricoverato in terapia intensiva “è stato contagiato da questa variante, finora individuata i 35 persone”. “È chiaro che non si tratta né di quella britannica, né di quella sudafricana o brasiliana”.

Va dato adesso tempo agli esperti per chiarire gli effetti sulla contagiosità e la gravità dell’infezione provocata da questa mutazione. La situazione sanitaria nel piccolo centro tedesco – qui nel castello i Elmau si tenne il G7 nel 2015 – stando ai sanitari è “sotto controllo”.

Covid: il kit che permette di individuare le varianti

E’ in dirittura d’arrivo e potrebbe essere disponibile a fine febbraio in tutto il mondo il primo kit di analisi che permette di identificare rapidamente le nuove varianti del Covid. Potrebbe diventare la prima risposta su larga scala all’esigenza crescente di sapere quante e quali varianti del virus stanno circolando in quali Paesi e identificarle tempestivamente. E’ anche la risposta ai programmi di sequenziamento recentemente sollecitati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Gli attuali strumenti per sequenziare il materiale genetico relativo alle mutazioni richiedono strumenti con tempi lunghi e costi alti. Requisiti che non sono compatibili con l’emergenza legata alla pandemia. “Il test che è attualmente il gold standard per identificare la presenza di una variante in un tampone positivo è il sequenziamento genetico basato sul metodo Sanger”. Lo ha detto Francesco Broccolo, virologo dell’Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano, riferendosi alla tecnica classica basata sulla moltiplicazione delle copie del virus per mezzo della tecnica della Reazione a catena della polimerasi (Pcr) e che “permette di identificare le mutazioni già descritte nella variante, o anche nuove mutazioni”.

E il test, ha aggiunto il virologo, è “raccomandato dal ministero della Salute nel caso dei tamponi positivi nei quali si sospetti la presenza di una variante”, per esempio nel caso in cui avvenga un’infezione anche dopo la vaccinazione. “Il documento del ministero, dell’8 gennaio scorso, invita inoltre a eseguire in modo tempestivo, ma questo è tutt’altro che facile nei laboratori, pubblici o privati che siano”, ha osservato Broccolo.

Costi e limiti del sequenziamento classico

A incidere sono sia i costi del sequenziamento classico, compresi fra 100 e 200 euro, e i tempi, almeno una giornata. “Tuttavia è possibile rilevare le mutazioni amplificando regioni parziali del gene con metodo PCR associato ad analisi melting. Questo metodo – ha osservato il virologo – permetterà di fare test con un costo 5-10 inferiore in sole due ore circa utilizzando nella maggior parte dei casi la stessa strumentazione che i laboratori utilizzano attualmente per i tamponi molecolari mediante Pcr”.

La nuova tecnica, ha detto ancora, “di fatto è una semplice Pcr associata all’analisi della curva di melting, ossia alla fine del processo di amplificazione una curva permette di vedere le mutazioni che cadono nel frammento genetico della proteina Spike”, quella che il virus utilizza per agganciarsi alle cellule umane. I tamponi molecolari classici che analizzavano la proteina Spike sono nel frattempo stati aboliti perché avrebbero potuto non vedere le varianti.