Veneto sospende chirurgie con rischio di intensiva, è il danno della maxi contagiosità

di Lucio Fero
Pubblicato il 15 Dicembre 2021 - 10:33 OLTRE 6 MESI FA
Veneto sospende chirurgie con rischio di intensiva, è il danno della maxi contagiosità

Veneto sospende chirurgie con rischio di intensiva, è il danno della maxi contagiosità FOTO ARCHIVIO ANSA

Quasi inosservata è passata una decisione di fatto drammatica da parte della Sanità regionale del Veneto: la disposizione, momentanea ma al momento senza data di revoca, di sospendere gli atti chirurgici che possano avere come esito il ricovero del paziente in terapia intensiva. Perché fermare interventi chirurgici, ovviamente non d’urgenza, che possano comportare il trasferimento post operatorio in reparto terapia intensiva? Perché questi reparti si stanno riempiendo di malati Covid e sempre più di malato Covid vanno a riempirsi.

Omicron, anche se fosse meno letale…

Non è immediata la percezione del danno che può venire da un virus mutato in maniera da risultare forse perfino meno letale per l’ospite umano ma di certo mutato in maniera da essere capace di raggiungere e infettare più organismo umani di quanto non facesse la precedente mutazione dominante. Sembra questo il caso di Omicron che va a succedere e a soppiantare Delta. La maxi contagiosità di Omicron riporta la pandemia di Covid alla sua drammaticità sociale prima ancora che clinica. Questione di numeri, maledetti e incontestabili numeri.

Il danno della maxi contagiosità

Si stima che Omicron abbia capacità di contagiare tra il 50 e il 100 per cento maggiore di Delta. Quindi, così fosse, i 20 mila contagi al giorno ritmo su cui viaggia l’epidemia in Italia andrebbero a diventare 30 o 40 mila quotidiani. Delta tiene oggi in ospedale circa seimila italiani, con Omicron diventerebbero dai nove ai 12 mila. E Delta tiene ad oggi in terapia intensiva una media di ricoverati poco sotto i mille. Che Omicron farebbe lievitare a 1500/2000. Questo in condizioni di plateau, di andamento piatto del contagio. Ma, anche se non necessariamente esponenziale, il passo del contagio non sempre va a ritmo plateau, conosce ascese e picchi e curve e parabole.

Quindi con Omicron dominante (come Oms prevede per l’inverno in Europa) i pazienti Covid in ospedale e in terapia intensiva diventano prima il 50% o 100% più del dato attuale e poi ancora di più dato l’incremento (anche solo lineare e non esponenziale) del contagio. Anche una variante meno letale (Omicron potrebbe esserlo) pur abbassando la percentuale dei ricoverati e dei curati in terapia intensiva, non sfugge alla legge della percentuale di cosa? Fatta base uno la percentuale di quanti infetti Delta manda in terapia intensiva, un per cento su 20 mila fa duecento. Ma se gli infetti sono quarantamila, anche una percentuale minore, anche ridotta di un terzo, di malattia severa indotta, porta in terapia intensiva lo 0,7 di 40 mila e cioè 280 pazienti.

La progressione che sottrae salute generale

E’ questa progressione del contagio la via evoluzionistica imboccata dal virus. Progressione che sottrae posti in ospedale ai pazienti di altre patologie, progressione che sottrae cure e salute alla collettività per quanto riguarda le altre patologie. Il Veneto, spinto dalla sua regionale condizione epidemica, se n’è accorto e ha reagito con prontezza. Ma non per caso la scelta drammatica della sanità veneta non ha avuto eco: difficile spiegare e accettare la durissima sentenza della matematica quando dice che anche se ci sono milioni di vaccinati e anche se Omicron dovesse ammazzare di meno restano sul pianeta, in Europa, in Italia e in Veneto abbastanza umani contagiabili da cui una percentuale di ricoverati tale da poter riempire, occupare, mutilare nelle loro funzioni gli ospedali.