Vita da vaccinati e vita da non vaccinati: qualunque cosa stabiliscano i governi, qualunque documento-passaporto vaccinale possa essere varato, le due vite saranno di fatto diverse. Saranno il mercato, l’economia, le attività produttive e commerciali a tracciare la differenza. Si fa sempre l’esempio del viaggiare che tornerà ad essere libero per i vaccinati mentre resta limitato o precluso ai non vaccinati.
Ma molto altro e molto prima del viaggiare: un ristorante, un bar, una bottega, un pub, un concerto, un teatro, un cinema, un museo…Interi comparti della vita pubblica saranno aperti ai vaccinati e più o meno chiusi ai non vaccinati. E linee di demarcazione tra vaccinati e non ci saranno progressivamente anche nei rapporti sociali privati.
Vita da vaccinati: e allora i No Vax?
Partiamo dalla Gran Bretagna, lì sono un bel po’ di tappe avanti: hanno vaccinato il 60 per cento della popolazione, stimavano di avere un’area tra No Vax di ideologia e incerti e diffidenti del vaccino pari a circa il 30 per cento della popolazione. Dunque ci sono praticamente arrivati. Che faranno i No Vax e gli incerti britannici di fronte al bivio vita da vaccinati o vita da non vaccinati?
Vita da vaccinati: il bivio li conterà davvero
Il bivio li conterà davvero, misurerà davvero la consistenza della opposizione o diffidenza al vaccino. Le maggiori libertà legate alla condizione di vaccinato certamente eroderanno parte di quel 30 per cento e spingeranno qualcuno al trasloco nell’altra percentuale, quella dei vaccinati. Ma quanti invece resisteranno e anzi grideranno all’apartheid vaccinale, alla creazione di cittadini di serie inferiore perché non vaccinati?
E’ un problema sanitario e politico: a quota 20 per cento della popolazione che per un motivo o per l’altro non si vaccina il problema sanitario è gestibile. Quello politico molto meno, non fosse altro perché è un problema mai affrontato, di fatto sconosciuto. Che però si profila man mano che si vaccinano le popolazioni, la Gran Bretagna è solo più avanti nel tempo e nel percorso che sarà comune a tutti.
I giovani, quanto si vaccineranno?
Finora, più o meno ovunque, si son vaccinati grandi vecchi e anziani e gruppi di popolazione (medici o prof) anagraficamente in zona mediana (tra i 30 e i 60 anni). Finora i chiamati al vaccino ha risposto vaccinandosi in alte percentuali. Ma quando toccherà in maniera specifica e non casuale ai quarantenni, trentenni e ventenni quale sarà la percentuale di adesione? La questione della diversa vita da vaccinati o da non vaccinati ha qui il suo punto cruciale. Che faranno i giovani?
Al netto della quota No Vax ideologica e irredimibile e tetragona (stimata al 10% della popolazione e uniformemente distribuita per classi di età) quanto peserà tra i giovani il senso di invulnerabilità, la nozione diffusa che Covid non riguarda loro e non li tocca? Quale la quota e quale l’effetto della disinformazione ingenua e di quella pigra? Quale la quota della mala informazione? Se i giovani tengono alla fine un paese sotto quota 70 per cento popolazione vaccinata, quel paese alla fine è come avesse fatto una terapia antibiotica interrotta prima del tempo, cova infezione.
Ma una vita da vaccinati e cioè tutta libera e relativamente subito potrebbe attrarre in particolare i giovani. Saranno più forti l’invulnerabile ignoranza, il personale senso di onnipotenza e l’indifferenza civile o la voglia della patente da vaccinato che tutto apre? Cosa sceglieranno i giovani lo sapremo durante e alla fine dell’estate quando toccherà dai quarantenni in giù.