Antartide. Quasi raggiunto l’inospitale lago Vostok: nuova ‘casa’ terrestre di possibili batteri alieni?

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 7 Febbraio 2011 - 09:37| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Qual è la distanza tra il presente e un passato di 15 milioni di anni fa? Gli scienziati russi della stazione Vostok, in Antartide, risponderebbero a colpo sicuro: 5 metri. Altri 5 mentri di crivellazioni nei ghiacci del Polo Sud e sarà finalmente possibile accedere alle ‘remote’ acque del lago Vostok, una gigantesca distesa d’acqua grande quanto l’Ontario, il più piccolo dei grandi laghi americani, ‘sepolto’ sotto una coltre di ghiaccio spessa 4 chilometri.

“Manca solo un pezzettino”, ha spiegato Alexei Turkeyev, a capo dell’equipe russa che segue da anni il progetto di esplorazione del misterioso lago, che potrebbe offrire nuove informazioni su possibili ‘alieni’, ovvero forme di vita diverse dalla nostra, come i batteri all’arsenico scoperti dalla Nasa nell’inospitale Mono Lake in California. Le condizioni climatiche e ambientali del lago sarebbero infatti molto simili a quelle di alcuni territori di Marte, e la scoperta di batteri o altri esseri potrebbero fornire informazioni dettagliate sulle condizioni di vita precedenti l’ultima glaciazione terrestre.

“E’ come esplorare un pianeta alieno dove nessuno ha mai messo piede prima. Nessuno sa che cosa possiamo trovare”, ha commentato Valery Lukin dell’Arctic and Antarctic Research Institute di San Pietroburgo. Ma per svelare gli arcani misteri della vita bisognerà attendere la prossima estate antartica, poiché le temperature hanno raggiunto i -40 gradi celsius e presto i ricercatori della base di Vostok, dove è stata registrata la temperatura di -89.2 gradi, la più bassa sulla Terra, dovranno lasciare la loro postazione.

In questo lungo anno che dovremo attendere per conoscere finalmente i segreti del lago Vostok e delle sue probabili forme di vita ‘aliene’ altre painificazioni saranno necesarie. Trivellare i ghiacci potrebbe infatti contaminare le acque del lago, con il rischio che i batteri ‘nostrani’ colonizzino le inospitali acque e cancellino la presenza degli antichi microbi che si vogliono studiare: “Credo che in quel lago si scoprirà un’oasi per la vita. Ma sino a che non saremo sicuri di entrare in modo pulito, dovremo essere cauti”, ha osservato John Priscu della Montana State University.

Massimo Frezzotti, responsabile delle attività di Glaciologia del Programma nazionale di Ricerche in Antartide, ha condiviso le preoccupazioni di Priscu: “Al momento non ci sono garanzie che la perforazione venga fatta nel pieno rispetto ambientale e in modo pulito, ossia evitando contaminazioni”. Preoccupazioni che impongono cautela, in considerazione delle disposizioni di conservazione ambientale del Trattato Antartico, adottato dalle organizzazioni scientifiche che nei remoti ghiacci del Sud del pianeta svolgono le loro ricerche.

Ma “quando si tratta dell’esplorazione del nostro pianeta e della sua comprensione, l’Antartide è l’ultima frontiera”, ha detto Chuck Kennicutt, oceanografo, un’ultima frontiera da preservare, il cui studio ha già fornito informazioni decisamente preziose sul nostro pianeta e sulla sua evoluzione climatica. Un’ultima frontiera nello studio della vita sulla Terra e della sua evoluzione in luoghi inospitali per l’uomo, accompagnata da un’ultima certezza del russo Turkeyev: “una volta toccato, il lago sarà violato per sempre”.