Buchi neri supermassicci: scoperte 83 quasar nate nell’universo primordiale

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 16 Marzo 2019 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Buchi neri supermassicci: scoperte 83 quasar dall'universo primordiale

Buchi neri supermassicci: scoperti 83 nuovi oggetti nati appena 800 milioni di anni dopo il Big Bang

ROMA – Nell’universo appena nato gli astronomi giapponesi hanno scoperto 83 buchi supermassicci. Una scoperta che rivela come questi oggetti agli albori del cosmo fossero molto comuni e che getta nuova luce sulla interazione con il gas primordiale. I buchi neri osservati dagli scienziati esistevano appena 800 milioni di anni dopo il Big Bang, la violenta esplosione avvenuta quasi 14 miliardi di anni fa da cui si è originato il cosmo.

A individuare i buchi neri è stato il team internazionale guidato da Yoshiki Matsuoka della Ehime University, in Giappone. Analizzando i dati del Telescopio Subaro dell’Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone situato alle Hawaii, gli scienziati hanno individuato i buchi neri supermassicci, grandi anche miliardi di volte più del nostro Sole, e che diventano visibili attirando grandi quantità di gas che li “accendono” dando vita alle quasar.

I ricercatori hanno utilizzato i dati raccolti dalla gigantesca “macchina fotografica” Hyper Suprime-Cam (Hsc), montata sul Telescopio Subaru, che grazie al suo campo visivo, grande sette volte l’area occupata dalla Luna piena, ha osservato il cielo per 300 notti nell’arco di cinque anni. L’indagine ha rivelato 83 quasar molto distanti prima sconosciuti, che si vanno ad aggiungere ai 17 già noti nella regione: se dividessimo l’universo in immaginari cubetti, con ogni lato lungo un miliardo di anni luce, troveremmo un buco nero supermassiccio in ognuno di essi.

Michael Strauss, uno degli autori dello studio pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal e ricercatore della Princeton University, ha spiegato: “È eccezionale che oggetti così densi e massicci si siano potuti formare tanto presto dopo il Big Bang. Capire come si siano originati e quanto sono comuni è una sfida per le nostre attuali teorie”.

Fonte The Astrophysical Journal