Cern annuncia: “Trovata impronta della particella di Dio”

Pubblicato il 13 Dicembre 2011 - 15:02 OLTRE 6 MESI FA

GINEVRA – Per la prima volta e’ stata ”avvistata” la particella di Dio, ossia il bosone di Higgs, grazie al quale esiste la massa. I primi dati sono stati presentati oggi a Ginevra, in un affollatissimo seminario organizzato al Cern, dai coordinatori degli esperimenti Atlas e Cms, gli italiani Fabiola Gianotti e Guido Tonelli.

Tonelli e Gianotti hanno presentato i dati che individuano la massa della cosiddetta particella di Dio nell’intervallo di energia compreso fra 124 e 126 miliardi di elettronvolt (GeV), ciascuno con uno scarto compreso fra 2,5 e 3 deviazioni standard. Vale a dire che c’e’ ancora un margine di errore, anche se molto ridotto.

I primissimi dati sul bosone di Higgs sono stati presentati da Gianotti e Tonelli, entrambi dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), in una sala che si era riempita gia’ alle 11 di questa mattina, con ben tre ore di anticipo rispetto all’inizio dei lavori e davanti ad oltre cento giornalisti provenienti da tutta Europa, Stati Uniti e Giappone.

L’attesa era altissima e i dati non hanno deluso anche se, come dicono continuamente i fisici del Cern ”non si puo’ ancora parlare di una scoperta. Se quindi il termine ”scoperta” non viene mai pronunciato nel seminario, ancora in corso, e’ nell’aria una grandissima eccitazione perche’ per la prima volta il bosone di Higgs non e’ piu’ un’entita’ astratta, ma le sue tracce concrete sono state intraviste.

Ad accendere l’entusiamo e’ soprattutto il fatto che i due esperimenti siano arrivati a indicare valori molto vicini in modo assolutamente indipendente, ossia l’uno senza conoscere i risultati dell’altro, seguendo strade diverse e con strumenti diversi. Nei prossimi mesi i loro risultati saranno incrociati e sovrapposti e saranno inoltre raccolti nuovi dati che si spera, gia’ entro marzo 2012 potranno portare a evidenze puu’ sostanziose, mentre la conferma definitiva e’ attesa verso la fine del 2012.

I dati che localizzano la particella di Dio nella regione compresa fra 124 e 126 miliardi di elettronvolt (GeV) danno ragione alla previsione fatta nel 1979 dai fisici teorici italiani Luciano Maiani, Giorgio Parisi, Roberto Petronzio e Nicola Cabibbo, quest’ultimo scomparso nel 2010. ”La teoria – spiega Maiani, che ha seguito il seminario del Cern in collegamento dal Messico, dove vive e lavora attualmente -non fa previsioni sulla massa del bosone di Higgs, ma fissa i limiti inferiori e superiori della regione nella quale andare a cercarla, compresa fra 100 e 200 GeV. Adesso sappiamo che la regione era quella giusta”.

Per Roberto Petronzio, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) i risultati presentati oggi sono molto importanti e intriganti. ”Conoscere la massa del bosone di Higgs equivale infatti a dire che la teoria di riferimento della fisica contemporanea, ossia il Modello Standard, prima o poi ‘si rompera’. Noi – ha aggiunto – avevamo fissato i valori massimi e minimi, ma oggi abbiamo tutti i tasselli per capire dove si trovi il bosone di Higgs”.

Con i dati presentati oggi la situazione e’ piu’ che mai aperta: si pensava che mettere a posto tutti i tasselli del Modello Standard avrebbe portato ad una visione piu’ ”rilassata” di cio’ che la fisica avrebbe avuto ancora da dire. Invece sta succedendo esattamente il contrario. Se i dati presentati oggi saranno confermati nei prossimi mesi e se il bosone di Higgs risultera’ essere cosi’ leggero come sembra, ”questo valore invoca subito un’altra fisica che ci dira’ comunque qualcosa di nuovo verra’ fuori ad energie altissime, almeno un miliardo di volte maggiori a quelle che puo’ raggiungere l’acceleratore Lhc”.