Dimenticate gli omini verdi, “gli extraterrestri sono meduse giganti”

Pubblicato il 6 Luglio 2012 - 17:58 OLTRE 6 MESI FA

LONDRA – Scordatevi E.T. dimenticate gli omini verdi o i terribili predatori siderali alla Alien che avete sinora visto nei migliori film di fantascienza. Se gli extraterrestri esistessero davvero sarebbero piuttosto simili a meduse giganti, grandi quanto un campo di calcio. L’ipotesi è stata elaborata dalla scienziata britannica Maggie Aderin-Pocock, esperta di satelliti e consulente del governo. Secondo la scienziata se sulla terra gli esseri viventi sono fatti di carbonio, il Dna degli abitanti dell’universo potrebbe benissimo utilizzare il silicio. Quello che si usa per costruire i microchip dei computer. Sembra proprio che Steven Spielberg debba “riformattare” le proprie fantasie al riguardo.

L’esercizio è puramente teorico ma il tentativo cerca di immaginare come possano essersi evolute forme di vita su pianeti diversi dal nostro, come ad esempio Titano, la luna che orbita intorno a Saturno. Ecco allora che le super-meduse vagherebbero tra nubi di metano per filtrare i nutrimenti oppure sarebbero in grado di trasformare la luce del sole in energia attraverso la loro pelle – una sorta di fotosintesi clorofilliana dell’altro mondo. La comunicazione avverrebbe poi grazie a impulsi luminosi.

“La nostra immaginazione – ha detto all’Independent – è ovviamente limitata da quello che vediamo intorno a noi, dalla nostra percezione di vita legata al carbonio e all’acqua. Ma alcuni ricercatori stanno conducendo studi molto interessanti, come ad esempio l’idea che gli esseri viventi di mondi diversi e lontani dal nostro possano aver utilizzato il silicio come mattoni base per la loro evoluzione. Ma mia visione degli alieni e’ dunque deumanizzata, molto diversa da quella immaginata dal cinema”.

Sulla base poi delle ultime scoperte Aderin-Pocock crede che nella nostra galassia soltanto possano coesistere almeno quattro civiltà aliene. Ma visto le enormi distanze, e’ improbabile che potranno mai comunicare. “La navicella Voyager 1, che porta con sé messaggi di pace in diversi linguaggi, sta viaggiando nel sistema solare fin dagli anni Settanta e solo adesso e’ approdata nello spazio profondo. Per raggiungere la stella piu’ vicina a noi, Proxima Centauri, impiegherà 76mila anni”, spiega.