Gb. Smartphone, tablet. Al via studio su effetti cervello adolescenti

Pubblicato il 21 Maggio 2014 - 13:51 OLTRE 6 MESI FA

smartGB, LONDRA – La questione della pericolosità delle radiazioni provenienti da smartphone e tablet è tra le più controverse, con studi che spesso arrivano a conclusioni opposte e le agenzie internazionali che non hanno ancora preso una posizione definitiva. A mettere un punto fermo sull’effetto potenziale sul cervello degli adolescenti, ancora in formazione e protetto da un cranio più sottile degli adulti, ci penserà uno studio al via in Gran Bretagna.

L’obiettivo dello ‘Study of Cognition, Adolescents and Mobile Phones’ (Scamp, che in inglese vuol dire ‘monello’), spiegano i promotori dell’Imperial College di Londra, è reclutare 2500 ragazzi tra 11 e 12 anni, l’età in cui iniziano ad avere un telefonino proprio, chiedendo loro di installare una app che monitora l’utilizzo, mentre al 20% del campione sarà anche fatto indossare un dispositivo che misura le radiazioni. I ragazzi saranno seguiti per tre anni, e periodicamente verrà chiesto a loro e ai genitori di rispondere a domande sullo stile di vita, sul benessere e di sottoporsi a vari test per la misurazione delle capacità cognitive, della memoria e dell’attenzione.

”Valutandoli all’inizio dello studio e poi due anni dopo – spiega Mireille Toledano, coordinatrice della ricerca – saremo in grado di vedere come le abilità cognitive si sviluppano in relazione all’uso dei telefonini e delle altre tecnologie wireless”. Fino a questo momento la maggior parte degli studi si è concentrata sul rischio di tumori, soprattutto negli adulti, mentre le associazioni di pediatri, compresa l’italiana Sipps, hanno chiesto di vietare o almeno limitare l’uso dello smartphone sotto i dieci anni in via precauzionale.

Dal punto di vista dell’effetto sul tessuto cerebrale delle radiazioni ci sono state invece finora solo indagini su modelli cellulari o animali. Secondo il più recente, pubblicato su Jama, i neuroni vicino all’antenna hanno una reazione, ma gli stessi autori non sanno dire che significato clinico possa avere la scoperta. Più in generale la letteratura nel campo, nonostante ormai vent’anni di studi, non ha ancora dato una risposta definitiva. Se nel 2011 uno studio su Bmj assolveva totalmente i cellulari, poche settimane fa una ricerca dell’università di Bordeaux ha trovato che mezz’ora al giorno di chiamate raddoppia il rischio di neuromi e gliomi, due tumori del cervello.

L’incertezza si riflette nelle posizioni degli organismi internazionali. Nel 2011 l’Oms ha definito i campi elettromagnetici solo ‘possibly carcinogenic’, mentre una recente monografia dello Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro parla, nelle conclusioni, di ”limitata evidenza” della cancerogenicità sugli esseri umani delle radiazioni da radiofrequenza, aggiungendo però che ”associazioni positive sono state osservate tra l’esposizione alle radiazioni da radiofrequenza fra telefonini wireless e glioma e neuroma acustico”.