Usa. Azienda farmaceutica nascose per anni i rischi di un farmaco per il diabete

Pubblicato il 14 Luglio 2010 - 12:40 OLTRE 6 MESI FA

Nell’autunno del 1999, il gigante farmaeutico SmithKline Beecham effettuò uno studio segreto per accertare se la sua medicina per diabetici, Avandia, fosse più sicura per il cuore del farmaco concorrente, Actos, prodotto da Takeda. Secondo quanto accertato dal New York Times, i risultati furono disastrosi. Non solo Avadia non risultò migliore di Actos, ma gli esperimenti dimostrarono che era anche più pericolosa per il cuore.

Ma invece di pubblicare i risultati, l’azienda ha cercato di occultarli per 11 anni, senza postarli sul suo web site o sottoporli alle prepoate autorità federali, come prescrive la legge. I rischi per il cuore di Avandia divennero di pubblico dominio a maggio del 2007, grazie ad uno studio di un cardiologo alla Cleveland Clinic che usò dati che l’azienda fu costretta da un ingiunzione a postare sul suo sito web.

Nei mesi successivi, la SmithKline Beecham, nel frattempo diventata la GlaxoSmithkline, ammise che  era stata a conoscenza dei rischi di attacchi cardiaci che la Avandia poteva procurare. Ma i documenti ottenuti dal New York Times indicano che l’azienda era a conoscenza dei rischi che comportava l’Avandia fin da quando il farmaco fu introdotto nel 1999, e che fece di tutto per evitare che quei rischi diventassero di pubblico dominio.

Ritirare dal mercato o no Avandia è un questione che ha creato una spaccatura in seno alla Federal and Drugus Administration (F.D.A.), dove alcuni ritengono che il farmaco sia utile nonostante i rischi, ed altri che vorrebbero ritirarlo dal mercato.

La vicenda è arrivata al Congresso di Washington dove molti deputati si sono detti oltraggiati dal comportamento della GlaxoSmithKline. ”Quando aziende farmaceutiche nascono dati che indicano dubbi sulla sicurezza dei loro farmaci mettono a rischio la salute dei paziente”, ha detto il senatore democratico Max Baucus, che è presidente della Commissione Finanziaria del Senato. Sia lui che Charles Grassley, membro anziano della commissione, hanno speso anni nell’accertare gli sviluppi delle ricerche su Avandia alla GlaxoSmithKline.

Celare i risultati negativi derivanti dalla sperimentazione dei farmaci era un tempo una pratica diffusa nell’industria farmaceutica, scrive il Nyt. Ma quando nel 2004 si scoprì che la GlaxoSmithKline aveva nascosto risultati che indicavano che un antidepressivo per bambini generava pensieri e comportamenti suicidi, l’azienda concluse un’azione legale a suo carico acconsentendo a postare tutti i dati dei suoi esperimenti sul suo sito web. Nel 2007 il Congresso ha reso obbligatorio questa prassi.

Ma i posting spesso non sono altro che criptici riferimenti, e pertanto la questione è lungi dall’essere risolta.