Il paleontologo di Jurassic Park creerà il primo “pollosauro”

Pubblicato il 27 Maggio 2012 - 17:47| Aggiornato il 6 Giugno 2012 OLTRE 6 MESI FA

MILANO, 27 MAG – Nel Dna di ogni pulcino si nascondono le istruzioni per creare un vero dinosauro. Per tirarlo fuori basta usare l’ingegneria genetica come una macchina del tempo: premendo i giusti ‘interruttori’ genetici si potrebbe riavvolgere il nastro dell’evoluzione, creando un pulcino dotato di una lunga coda, denti affilati e zampe artigliate proprio come un moderno tirannosauro. In altre parole, il primo “pollosauro”.

Ne è convinto Jack Horner, il paleontologo dell’università del Montana noto per essere stato prima ispiratore del romanzo Jurassic Park e poi consulente del regista Spielberg e che ha appena scritto ”Come costruire un dinosauro”, che presentera’ martedi’ sera sara’ al Museo di Storia Naturale di Milano.

Da anni i paleontologi concordano sul fatto che gli uccelli moderni siano i discendenti diretti dei dinosauri. Questa parentela e’ evidente nell’embrione di pollo, che nel suo sviluppo presenta temporaneamente caratteristiche come zampe a tre dita, denti e coda che poi spariscono. E’ quindi lecito pensare che i pulcini nascondano nel Dna dei geni ora assopiti che, se opportunamente risvegliati, potrebbero dare vita a caratteristiche anatomiche ancestrali tipiche dei dinosauri.

”L’idea del progetto è nata nel 2008, e abbiamo iniziato a lavorarci nel 2009”, spiega Jack Horner all’Ansa. Sono tre i passaggi dello sviluppo embrionale su cui si stanno concentrando le ricerche: quello che fa riassorbire la coda dando il pigostilo, quello che fa sparire i denti dal becco e quello che trasforma la zampa artigliata in ala.

”Ancora non siamo riusciti a individuare i geni che regolano questi passaggi – aggiunge Horner – ma abbiamo fatto progressi per quanto riguarda la coda. Credo che riusciremo a sviluppare almeno due di queste caratteristiche entro 5 anni”. Quando il pollosauro sara’ messo a punto ”lo faremo uscire dal suo guscio”, dice Horner.

E a chi pensa che questo esperimento sia fine a se stesso, risponde: ”tutto quello che impariamo sull’ingegneria genetica potra’ un giorno essere applicato anche all’uomo, perche’ i geni e la loro regolazione sono molto conservati nelle diverse specie animali”. In particolare, Horner pensa a una serie di malattie e malformazioni che si determinano nello sviluppo prenatale, ad esempio la spina bifida data dalla chiusura incompleta della colonna vertebrale.