La Corte dei Conti: “Restituire i soldi dati a Propaganda Fide”

Pubblicato il 30 Giugno 2010 - 09:51 OLTRE 6 MESI FA

Crescenzio Sepe

La Corte dei Conti chiede alla Arcus, società controllata dal ministero dei Beni culturali, di restituire allo Stato i soldi erogati, in più tranche, a Propaganda Fide per la ristrutturazione della sede di piazza di Spagna a Roma. Chiede, insomma, come scrive oggi sul Corriere della Sera Fiorenza Sarzanini, il risarcimento del danno erariale. Un risarcimento milionario notificato, si legge sul Corsera, dieci giorni fa al direttore generale dell’Arcus, Ettore Pietrabissa, al direttore amministrativo e finanziario Gianluca Colabove e alla responsabile del progetto Francesca Nannelli.

Una richiesta, quella dei magistrati contabili, che conferma la tesi della procura di Perugia, secondo cui quei finanziamenti erogati dall’Arcus alla Propaganda Fide del cardinale Sepe erano illegittimi. L’ipotesi dell’accusa è che ci sia stato un vero e proprio scambio di favori tra Pietro Lunardi e Crescenzio Sepe (entrambi indagati per corruzione): Lunardi avrebbe concesso il finanziamento dopo aver comprato da Propaganda Fide il palazzetto di via dei Prefetti pagandolo 3 milioni di euro, cioè un terzo del suo valore effettivo.

La tesi da cui è partita la Corte dei Conti è questa: la Arcus ha erogato dei soldi a Propaganda Fide per dei lavori che erano già stati effettuati. Inoltre giustificò quei finanziamenti con la motivazione “culturale” che la Pinacoteca dell’Istituto religioso e il museo sarebbero stati aperti al pubblico. Ma la conclusione a cui arrivano i magistrati notabili è lapidaria: “Allo stato nessun luogo dell’edificio è aperta al pubblico. E dunque si ritiene sussista un danno all’erario che deve essere imputato al dottor Pietrabissa, al dottor Colabove e alla dottoressa Nannelli ai quali sono concessi 120 giorni per le proprie deduzioni con l’avvertenza che l’importo contestato potrà subire variazioni anche in aumento”.

Ma vediamo tutte le tappe della vicenda ricostruite dalla Corte dei Conti e pubblicate oggi dal Corriere della Sera:

La prima richiesta di finanziamento dal cardinale Crescenzio Sepe arriva il 1˚ marzo 2005. Una richiesta che Sepe trasmette direttamente al ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi. Oggetto è la ristrutturazione dell’area Museale per un costo totale di circa 13,8 milioni di euro per la ristrutturazione del palazzo di Propaganda Fide in piazza di Spagna e 5.572 milioni per la pinacoteca. La Corte dei Conti, nella sua relazione, scrive che allora il cardinale Sepe specificò che il museo sarebbe “stato aperto al pubblico”. I magistrati contabili, nella loro relazione, evidenziano anche come si evinca dagli atti “l’interessamento diretto del ministro Lunardi alle convenzioni firmate”.  Tanto che il finanziamento arriva in data 23 dicembre 2005, si decide di erogarla in tre frasi e prevede “l’apertura al pubblico di ambienti di grande rilievo artistico come la cappella dei Re Magi e la biblioteca lignea del Borromini sicché il progetto viene ritenuto compatibile con le finalità istituzionali di Arcus”. Solo che secondo il magistrato contabile “dalla documentazione emerge chiaramente che il contratto tra la Congregazione e la ditta esecutrice dei lavori è stato stipulato il 15 novembre 2004, ossia molto prima della stipula della Convenzione. Anche i lavori sono stati avviati, in buona parte, in epoca antecedente la stipula e accollati ad Arcus”.

Eppure quell’apertura al pubblico, secondo quanto ricostruito dalla Corte dei Conti, non è ancora avvenuta. E sono passati ben cinque anni.

Ma andiamo avanti. Il 30 marzo 2007 l’Arcus decide di erogare un altro finanziamento a Propaganda Fide: altri due milioni e mezzo di euro per completare, al 50%, la pinacoteca entro il 31 gennaio 2008. I progetti però nel frattempo cambiano, ci sono ritardi e per quella data nessun lavoro è pronto. Scrivono i magistrati della Corte dei Conti: il 3 marzo 2008, lo stesso Pietrabissa “rammenta con una lettera che le attività dovevano concludersi il 31 gennaio 2008 e sollecita una richiesta di proroga o la richiesta del saldo”. Sepe allora il 12 marzo 2008 manda una lettera alla Arcus con cui riferiva che i lavori erano ultimati con l’eccezione della Pinacoteca per cui chiedeva una proroga nel finanziamento. Una proroga che la Arcus accetta, autorizzando la prosecuzione dei lavori fino al 31 gennaio 2009. Che però, in quella data, non sono finiti. Nè, tantomento, scrivono i magistrati, è stato aperto al pubblico alcun museo o pinacoteca.