La Luna figlia della Terra. Si è staccata dal nostro pianeta a seguito di un’esplosione nucleare. Questa la rivoluzionaria ipotesi di due ricercatori, uno dell’Università del Western Cape in Sud Africa R. J. de Meijer e l’altro dell’Università di Amsterdam W. van Westrenen, che metterebbe la parola fine alla diatriba sulla nascita del satellite.
Finora le ipotesi sul campo erano quattro. La prima, quella della “cattura”, sostiene che la Luna si sia formata in una zona diversa del sistema solare e poi sia stata catturata dall’attrazione gravitazionale della Terra. Questa ipotesi ha un grosso punto debole: le condizioni richieste per la cattura (ad esempio la presenza all’epoca di un’estesa atmosfera terrestre che dissipasse l’energia prodotta dall’evento) non sono considerate molto probabili.
La seconda, quella della “coformazione”, afferma che Terra e Luna si formarono insieme ma in forma separata a partire dal cosiddetto disco di accrescimento primordiale. Anche qui c’è però un problema: questa ipotesi non spiega in modo soddisfacente lo svuotamento del ferro metallico sulla Luna.
Si sviluppa quindi una terza ipotesi, quella della “fissione”: in pratica la Luna si sarebbe staccata dalla Terra per effetto di forze centrifughe creando un immenso bacino. Questa teoria presenta però un punto debole: per generare il distacco sarebbe stato necessaria una rotazione terrestre iniziale troppo elevata rispetto a quella che si suppone esistente all’epoca.
Attualmente quindi, quella che è considerata la teoria più accreditata della formazione della Luna, è una quarta, quella dell’impatto gigante. Questa teoria ipotizza l’impatto con la Terra di un corpo celeste dalle dimensioni di Marte, che creò abbastanza materiale nell’orbita attorno alla Terra da formare la Luna. Anche questa teoria però ha diversi punti deboli, dal fatto che la percentuale di ossido di ferro della Luna implica che il materiale proto-lunare proverrebbe solo da una piccola frazione del mantello terrestre, al fatto che non c’è prova che la Terra abbia mai posseduto un oceano di lava come previsto da questa teoria.
Lo studio di Meijer e van Westrenen, pubblicato sulla rivista Earth Moon and Planets International Journal of Solar System Science, azzarda una rivoluzionaria ipotesi che aggiorna la cosiddetta teoria della fissione eliminando il suo principale punto debole. In questo modello la Terra primordiale era un corpo rotante in rapido movimento in cui le forze centrifughe erano solo di poco inferiori a quelle gravitazionali. In questa situazione, spiegano i due ricercatori, un piccolo incremento della velocità angolare avrebbe permesso a una grossa massa di staccarsi dall’Equatore. Ma come si sarebbe generato questo aumento di velocità? Meijer e van Westrenen danno la loro risposta: mediante un’esplosione nucleare di un georeattore naturale.
In pratica le forze centrifughe avrebbero concentrato gli elementi più pesanti, come l’uranio e il torio, vicino alla superficie terrestre sul piano equatoriale e l’alta concentrazione avrebbe dato vita all’esplosione che avrebbe poi permesso il distacco della Luna. L’esistenza dei georeattori è più che un’ipotesi. Nel 1970 è stata infatti documentata l’esistenza di un georeattore attivo tra 1,5 e 2 miliardi di anni fa a Oklo, in Gabon.