Lavoro: il 65% di chi va ora a scuola ne farà uno che non esiste. Minatori web, psicologi dei robot…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 10 Gennaio 2019 - 13:09 OLTRE 6 MESI FA
Robot e altro, che lavoro faremo? (Foto Ansa)

Robot e altro, che lavoro faremo? (Foto Ansa)

ROMA –Lavoro: più della metà dei ragazzi che oggi sono sui banchi di scuola, da grandi faranno un lavoro che non solo non immaginano ancora, ma che oggi nemmeno esiste. Minatori del web, psicologi per robot e sceriffi della rete saranno i lavori del futuro. Professioni che stanno o devono ancora nascere e che prenderanno il posto di tutti quei lavori che oggi fanno i genitori di quegli studenti impegnati a scuola e che domani saranno svolti dai robot. E’ la modernità bellezza…

Ad immaginare e anzi ad anticipare quello che sarà il futuro del mondo del lavoro e non solo è il Word Economic Forum. Soggetto più che autorevole che dagli anni ’70, ogni anno, organizza un incontro tra esponenti di primo piano della politica e dell’economia internazionale per discutere e fare il punto sulle principali questioni che il mondo si trova ad affrontare. E il futuro che ci aspetta è un futuro dove moltissimi lavori che oggi conosciamo e consideriamo ‘normali’ non ci saranno più. O meglio, non ci saranno più per noi umani. Si continueranno evidentemente a produrre automobili, tanto per fare un esempio, ma invece delle vecchie tute blu ci penseranno come già in parte accade i robot. Chi si affaccerà però nei prossimi anni nel mondo del lavoro non deve disperare: al posto degli impieghi che gli automi ci ‘ruberanno’ nasceranno infatti nuove professioni. Per questo il 65% degli studenti di oggi farà, tra 10 anni, un lavoro che oggi non può nemmeno immaginare perché semplicemente ancora non c’è.

Ci saranno ancora i minatori, ma saranno minatori digitali, minatori di blockchain e criptovalute. Aziende cioè, o singoli, che attraverso server sempre più potenti gestiranno le operazioni che servono per queste funzioni creando ricchezza, e lavoro. E come nel vecchio West, accanto ai minatori ci saranno gli sceriffi. Sceriffi della Rete evidentemente, professione che già oggi esiste ma che è destinata ad espandersi e a coinvolgere sempre più professionisti mano mano che la Rete toccherà più e diverse funzioni della nostra vita. Pensate solo alle automobili connesse o alle case connesse e alla necessità di impedire che malintenzionati possano impadronirsene da remoto. Immaginate dei ladri che possono vedere attraverso le telecamere delle case altrui e aprirne le serrature elettroniche o moderni terroristi in grado di prendere il controllo di auto da lanciare sulla folla e capirete quando la richiesta di sceriffi-digitali crescerà.

Anche il lavoro più antico del mondo, e non pensate alla prostituzione ma alla coltivazione della terra, cambierà radicalmente e i contadini andranno scomparendo. O almeno andranno scomparendo per come li conosciamo. I contadini del futuro avranno più a che fare con rete neurali, intelligenza artificiale e robot da programmare che con terra e semi. Lavorare così a stretto contatto con i robot avrà però delle conseguenze, ed essendo sempre di più gli uomini che lavoreranno e collaboreranno con macchine ed automi vari, nascerà anche una nuova figura legata a questo particolare aspetto: lo psicologo che renderà più semplice l’interazione tra uomo e macchina.

Anche la professione medica sarà trasformata attraverso le stampanti 3D che saranno in grado di stampare organi e protesi per pazienti umani. Così i medici dovranno imparare ad avere a che fare con questa tecnologia nascente che creerà infinite opportunità di lavoro visti i suoi quasi infiniti sviluppi applicativi anche lontano della medicina.

E poi, per chi oggi a scuola si sente costretto e vorrebbe puntare in alto, a breve sarà anche disponibile il lavoro di Dio. Avete letto bene: alla Normale di Pisa, racconta Marco Gasperetti sul Corriere della Sera, stanno realizzando Pandora, un sistema capace di realizzare in 3D anche un pianeta lontano per esplorarlo. Il futuro Dio potrà e dovrà quindi costruire mondi virtuali per lo svago e non solo dei suoi compagni di classe di oggi.