C’è un acceleratore di particelle naturale, notevolmente più potente del più grande acceleratore costruito dall’uomo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra. Si trova a circa 7.500 anni luce dalla Terra ed è il sistema stellare Eta Carinae. E’ formato da due stelle gigantesche, tra le più grandi della Via Lattea, ed è stato scoperto grazie ai dati dei satelliti della Nasa Fermi e Integral, e del satellite italiano Agile.
I tre satelliti hanno registrato raggi cosmici carichi di energia provenienti da Eta Carinae, interpretati da Roland Walter, dell’università di Ginevra, come risultato di collisioni tra fasci di protoni. L’ipotesi, riferisce la Newsletter dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), è stata presentata da Walter in Germania, ad Heidelberg, nel convegno di Astrofisica relativistica.
Secondo Walter i protoni sarebbero spinti dai forti venti generati dalle stelle massicce e resterebbero intrappolati all’interno del loro intenso campo magnetico, rimbalzando avanti e indietro e guadagnando energia a ogni slancio.
Qualcosa di simile, insomma, a quello che avviene nell’anello di 27 chilometri del Cern, ma ad energie decisamente maggiori, stimate dai ricercatori in 10.000 miliardi di elettronvolt. Cauta la responsabile per lo sfruttamento scientifico della missione Fermi per l’Inaf, Patrizia Caraveo, : ”non è affatto detto che si tratti di protoni. C’è la possibilità – ha osservato – che si tratti di elettroni, un meccanismo molto più comune”. Inoltre, ha aggiunto, ”nel cosmo esistono acceleratori ben più potenti, per esempio le pulsar accelerano particelle, elettroni e positroni, ad energie molto più alte e i raggi cosmici galattici arrivano ad energie molto, molto più alte di quelle registrate da Eta Carinae”.