Pianeta gigante ai confini del Sistema solare: “Ecco prove”

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Gennaio 2016 - 10:59 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pianeta gigante ai confini del Sistema solare: “Ecco prove”. Forse è stato infatti finalmente trovato il nono pianeta del Sistema Solare. Dopo decenni di calcoli e ipotesi che non hanno mai convinto del tutto, l’ultima simulazione, condotta dall’illustre astronomo Michael E.Brown del Caltech (California Institute of Technology) insieme a Konstantin Batygin fornisce indizi solidi su questo corpo celeste.

Il pianeta non è stato ancora visto, dal momento che è così distante che non esistono telescopi o satelliti in grado di fotografarne la presenza, e non si può quindi parlare di scoperta vera e propria, ma questi nuovi calcoli sono più solidi rispetto a quelli fatti in passato.

I calcoli di Brown e Batygin riguardano le orbite, stranamente allineate, di sei piccoli corpi celesti che si trovano oltre l’orbita di Nettuno, nella fascia di Kuiper. E’ la stessa area in cui si trova Plutone, considerato il nono pianeta del Sistema Solare fino all’agosto 2006 e declassato a pianeta nano.

Una bocciatura del quale era stato responsabile lo stesso Brown, dopo aver scoperto un altro pianeta nano dalla massa superiore a quella di Plutone, Eris. I calcoli hanno escluso che il raggruppamento delle orbite potesse essere causale: la probabilità che fosse così era di appena lo 0,007%, o 1 su 15.000.

La simulazione suggerisce invece la presenza di un grande corpo celeste, delle dimensioni di Nettuno e con una massa pari a dieci volte quella della Terra, distante dal Sole fra 200 e mille Unità Astronomiche (vale a dire fra 200 e mille volte la distanza che separa Terra e Sole, pari a circa 150 milioni di chilometri).

Se il Pianeta Nove esistesse davvero, quindi, sarebbe un mondo ghiacciato e lontanissimo, che si sposta lentamente lungo un’orbita ellittica che lo tiene per la maggior parte del tempo molto distante dalla sua stella. A spingerlo tanto lontano sarebbero stati gli altri pianeti durante la loro formazione, avvenuta circa 4,5 miliardi di anni fa.

Gli stessi autori dei nuovi calcoli sono consapevoli che la loro non è ancora una scoperta: “Finché non ci sarà un’individuazione diretta – ha detto Brown alla rivista Science – la nostra resta un’ipotesi, anche se un’ipotesi potenzialmente buona”.