Genetica. Bambini senza malattie ereditarie, modificato Dna embrioni umani

Genetica. Bambini senza malattie ereditarie, modificato Dna embrioni umani
Genetica. Bambini senza malattie ereditarie, modificato Dna embrioni umani

WASHINGTON – “Si può fare!”. Prendendo a prestito le parole di Gene Wilder in Frankenstein Jr è questo il senso dello studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature: si può modificare il Dna degli embrioni umani, correggendolo e cancellando i geni responsabili di varie malattie, per far nascere dei bambini sani. Si può fare ed è stato dimostrato in uno studio condotto negli Usa. Nessun bambino è nato perché l’esperimento è stato fermato prima ma c’è comunque la certezza scientifica che è possibile. Con tutte le conseguenze etiche del caso e le proteste di chi è contrario sempre e comunque alla sperimentazione sugli embrioni umani.

“La notizia era trapelata la settimana scorsa – racconta Elena Dusi su Repubblica -, ma oggi la rivista scientifica Nature pubblica per intero lo studio sugli embrioni umani modificati geneticamente. L’esperimento, avvenuto negli Stati Uniti e coordinato dall’Oregon Health and Science University, ha impiegato la nuova e potentissima tecnica Crispr-Cas9 per correggere un gene responsabile di una malattia cardiaca. Lo sviluppo degli embrioni è stato bloccato dopo pochi giorni: le questioni etiche di fronte all’eventuale nascita di bambini Ogm sono troppo scottanti. Ma se la gravidanza fosse stata portata a termine, non solo sarebbero nati dei bambini sani. Anche i loro figli sarebbero stati al riparo dalla mutazione genetica pericolosa”.

Sembra quasi una novità di poco conto tanto la fantascienza ci ha abituati a credere che modificare il Dna sia cosa semplicissima. Ma non è così, prima di oggi due esperimenti simili sugli embrioni erano stati condotti in Cina nel 2015 e 2016. Ma in entrambi i casi i risultati erano stati modesti, con molti tagli causati da Crispr in punti sbagliati del Dna. In Oregon invece si è alzata la soglia di embrioni sani, quindi corretti in modo giusto, dal naturale 50% al 72%. “Ma contiamo di poter arrivare al 90, se non al 100%” ha spiegato Shoukrat Mitalipov dell’università dell’Oregon, il coordinatore dello studio.

Una buona notizia, certo, pensando alle circa 10mila malattie causate da un solo gene ‘sbagliato’ e quindi potenzialmente correggibili. Ma una notizia che inevitabilmente riapre il dibattito sui confini etici della scienza. La prospettiva negativa, la paura, è quella di aprire la strada ai bambini su misura. La tecnica impiegata in Oregon è infatti tanto potente quanto innovativa, oltre che al centro di una complessa vicenda legale, ma anche di relativamente semplice applicazione e basso costo. Tanto che già undici società scientifiche internazionali, tra cui l’American Society of Human Genetics e il Wellcome Trust britannico, hanno deciso di protestare ufficialmente con una nota che incoraggia gli studi sulle applicazioni cliniche di Crispr, ma chiede anche maggiori cautele (in particolare il divieto di portare avanti gravidanze) nell’uso di una tecnica capace di alterare non solo il Dna di un bambino che ancora dovrà nascere, ma anche quello di tutta la sua discendenza.

La domanda su dove debbano e possano spingersi i confini della scienza è antica quanto la scienza stessa. E le novità di quest’estate riempiranno le chiacchiere da ombrellone tra chi è contrario aprioristicamente e teme l’ira del Signore e chi, invece, non vorrebbe nessun limite. Stabilire il punto giusto, il confine etico entro cui se si può si deve migliorare la vita degli esseri umani e il punto invece da non superare per non correre il rischio di rendere la vita stessa una merce non è cosa semplice. E visioni diverse sono comprensibili. Quello che però ora sappiamo e che si può fare.

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