Telefonate, colloqui, messaggi sul cellulare: Sabrina Misseri è stata scaltra e abile nel depistare le indagini sull’omicidio della cugina Sarah Scazzi ad Avetrana. Deve restare in carcere per il Tribunale del Riesame di Taranto, c’è pericolo che scappi o che inquini le prove ancora più di quanto abbia già provato a fare prima che il padre Michele la incastrasse.
Il rischio ” è innegabile e agevolmente desumibile dall’attività, complessa e multilivello, di depistaggio già abilmente e scaltramente posta in essere dalla Misseri sin dai primi minuti susseguenti al delitto”.
Secondo il tribunale, l’attività di depistaggio comincia con ”il messaggio delle 14.35.37 inviato alla Cimino (Angela Cimino, una cliente di Sabrina che in precedenza le aveva fatto una telefonata cui non aveva ricevuto risposta – ndr) al fine di suscitare nei terzi un’apparente normalità”. Vengono poi ricordati, a titolo di esempio, i colloqui con un’altra sua cliente, Anna Pisanò, ”alla quale veniva intimato (‘stai zitta, non dire niente’) di non rivelare ai Carabinieri l’umore della Scazzi”.
E poi ancora se Sabrina davvero possa andare via da Avetrana una volta uscita dal carcere, i giudici sanno bene che sarebbe difficile per lei perché vista l’eco mediatica del caso “sarebbe identificabile e rintracciabile”.
E se davvero è come ha raccontato papà Michele, che lui non ha fatto nulla se non nascondere il cadavere della povera Sarah, che ruolo ha mamma Cosima? Per i magistrati ha mentito, quel primo pomeriggio del 26 agosto era a casa, nella villetta di via Deledda.
Nell’ordinanza infatti si legge che ”la presenza di Serrano Cosima all’interno della abitazione la mattina del 26.8.2010 (costei ha sempre negato questa circostanza affermando di essere andata a lavorare nei campi e di essere rientrata per l’ora di pranzo, dopo le 13:00) è confermata oggettivamente dall’acquisizione di documentazione bancaria da cui risulta che costei, alle ore 12:18, aveva effettuato il versamento di due assegni bancari sul proprio conto corrente acceso presso la Banca di Credito Cooperativo di Avetrana”.
”In tal senso – prosegue il tribunale del riesame – convergono anche le dichiarazioni rese in data 2.11.2010 dal funzionario di banca Milizia Angelo Carmelo che ha affermato di ricordare perfettamente tale circostanza, negata dalla ricorrente (Sabrina Misseri – ndr) e dalla stessa Serrano, ma che conferma il racconto del Misseri”.
Per gli avvocati della famiglia Scazzi, lo zio Michele sta coprendo la moglie: lei “rappresenta il fortino da espugnare se si vuole raggiungere la vera ricostruzione dei fatti”. Lo dicono gli avvocati della famiglia di Sarah Scazzi, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile sottolineando che “l’impacciato silenzio e le goffe risposte” con le quali Michele “tenta di giustificare il ruolo e i movimenti delle moglie, sono indice certo che la verità non è ancora stata pienamente raggiunta”.