Sarah Scazzi, zio Michele choc: “E’ stata Sabrina”. I Ris tornano a casa Misseri

Pubblicato il 6 Novembre 2010 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA

Sarah Scazzi

“Non ho ucciso io mia nipote Sarah, è stata mia figlia Sabrina. Io mi so no preoccupato solo di portare il cavadere in campagna per nasconderlo nel pozzo”. Michele Misseri ha ritrattato un’altra volta: nel lunghissimo interrogatorio di venerdì ha addossato la colpa dell’omicidio di Sarah Scazzi alla figlia Sabrina. E ha lasciato intendere che ci potrebbe essere una terza persona che l’ha aiutato nell’occultamento di cadavere. Dichiarazioni “clamorose” come le ha definite il legale di zio Michele, che aprono nuovi orizzonti nelle indagini.

Dichiarazioni che cambiano un’altra volta le carte in tavola, a un mese esatto dalla prima versione dei fatti dello stesso Michele Misseri. Le carte in tavola sono così cambiate che nella prima mattinata di sabato 6 novembre i Ris sono tornati a casa Misseri, proprio insieme a zio Michele, probabilmente per trovare tracce di nuove rivelazioni fatte dall’uomo. Lo zio di Sarah, scortato dagli inquirenti, ha anche visitato le campagne di Avetrana, nelle vicinanze della cisterna dove è stata seppellita la quindicenne.

Zio Michele ha deciso di dare una nuova versione venerdì, nel corso dell’interrogatorio durato oltre cinque ore in carcere, dalle 16 circa alle 21, dinanzi ai pm titolari dell’inchiesta, Mariano Buccoliero e Pietro Argentino, procuratore aggiunto, e poi anche dinanzi al procuratore della Repubblica, Franco Sebastio.

Secondo alcune indiscrezioni Michele Misseri avrebbe parlato anche di una terza persona. Un complice fidato che lo avrebbe aiutato a trasportare il cadavere in campagna e a gettarlo nel pozzo. Del resto egli stesso, nel corso di uno dei primi interrogatori, si era lasciato sfuggire un “abbiamo parcheggiato l’auto” mentre parlava del momento in cui arrivò nella campagna tra Avetrana e Nardò.

D’altro canto negare la violenza oggi è quasi facile: la violenza sul corpo di Sarah negli esami compiuti dal medico legale incaricato dalla procura, Luigi Strada, non era stata accertata a causa delle condizioni del corpo rimasto in acqua per oltre 40 giorni, e quindi ormai saponificato. Lo stesso Strada aveva prelevato tracce di materiali organici per tentare di accertare l’eventuale violenza sessuale attraverso esami più complessi, sottolineando tuttavia in dichiarazioni pubbliche che probabilmente neppure questi esami avrebbero potuto accertare la violenza proprio per la precarietà delle condizioni del cadavere.

Gli esami sono ora in corso da parte dei carabinieri dei Ris, ma secondo primi risultati resi noti nei giorni scorsi – sempre da indiscrezioni – la violenza non verrebbe accertata. D’altro canto, già diversi giorni fa il difensore di Misseri aveva riferito pubblicamente che il suo assistito intendeva ritrattare la seconda parte della confessione fatta nella notte tra il 6 e il 7 ottobre: era proprio la parte riguardante il presunto stupro del cadavere.

Eppure, in una delle primissime versioni che ha trovato poca attenzione da parte degli organi di informazione, Michele già aveva tentato di ‘attenuare’ la propria responsabilità nella violenza sessuale sul cadavere: accusò proprio la piccola vittima in un certo senso di una ‘provocazione’. Infatti, il 7 ottobre 2010, alle 13.00 circa, sentito dal medico legale incaricato dalla procura degli esami autoptici, Lugi Strada, riferì ”per la prima e unica volta, di essere stato toccato ai fianchi dalla piccola Sarah, per poi strozzarla una volta essersi girata immediatamente dopo”.

Giovedì pomeriggio, ad ogni modo, è stato Misseri a chiedere di essere sentito dai pm inquirenti, che pure nei giorni scorsi avevano fatto sapere di non volerlo sentire solo per la ritrattazione dello stupro: la procura ha aderito con urgenza alla richiesta dell’indagato, avendo evidentemente inteso che Misseri voleva andar oltre la ritrattazione della violenza sessuale.

La nuova svolta nell’inchiesta sul delitto della quindicenne di Avetrana è arrivata dopo che Misseri aveva parlato per un paio d’ore con il suo legale d’ufficio, Daniele Galoppa, e con la consulente di quest’ultimo, la criminologa Roberta Bruzzone.

Tra le 15 e le 15.30, nel carcere di Taranto sono arrivati ufficiali dei carabinieri, il procuratore aggiunto, Pietro Argentino, il sostituto procuratore Mariano Buccoliero, la squadra di polizia giudiziaria. Un paio d’ore dopo ha varcato l’ingresso della casa circondariale anche il procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, accompagnato dal comandante provinciale di Taranto dei carabinieri, col.Giovanni Di Blasio.

Nulla di ufficiale è trapelato sul contenuto delle dichiarazioni spontanee che Misseri ha voluto fornire agli inquirenti. Però non ci sono molte alternative a quanto le indiscrezioni rivelano: infatti, appena uscito dal carcere il difensore di Misseri è in diretta telefonica con la trasmissione Mediaset ‘Quarto Grado’: ”Ci si può aspettare rivelazioni clamorose dall’interrogatorio di Michele Misseri?”, chiede il conduttore, Salvo Sottile. ”Si”, risponde l’avvocato Galoppa.

Il legale aggiunge di non poter dire altro, ”perché così siamo rimasti d’accordo con gli inquirenti”. ”Saprete tutto la prossima settimana”, aggiunge il difensore, spiegando poi che Michele Misseri ”sta benissimo” e ”intende andare fino in fondo”.

L’ennesimo interrogatorio-fiume di Misseri cade a tre giorni dall’udienza dinanzi al tribunale del Riesame di Taranto nella quale verrà discusso il ricorso presentato dai legali di Sabrina, gli avvocati Vito Russo e Emilia Velletri, per far annullare l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Taranto Martino Rosati nei confronti della giovane, detenuta nello stesso carcere con le accuse di sequestro di persona e concorso in omicidio. E’ difficile che di fronte alle nuove dichiarazioni di Michele Misseri – sia che esse restino secretate sia che diventino pubbliche – il tribunale del Riesame decida di scarcerare Sabrina Misseri.

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