Scozia, impronte di dinosauro sull’isola di Skye: hanno 170 milioni di anni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Aprile 2018 - 11:57 OLTRE 6 MESI FA
Nuove impronte di dinosauro all'isola di Skye in Scozia

Scozia, impronte di dinosauro sull’isola di Skye: hanno 170 milioni di anni

LONDRA – Impronte di dinosauro grandi come la ruota di un’auto sono state trovate sull’isola di Skye in Scozia e hanno ben 170 milioni di anni.

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Le nuove orme sono state scoperte sull’isolotto dove già nel 2015 ne erano state avvistate altre e secondo i paleontologi sarebbero state lasciate da sauropodi e teropodi a metà dell’era Giurassica. Enrico Franceschini su Repubblica scrive che in quei lontani tempo l’isola di Skye era collegata alla terraferma da un ponte e dunque era facilmente raggiungibile da parte dei sauropodi, enormi dinosauri erbivori dal collo e la coda lunghissima:

“Le nuove impronte rivelano invece la presenza di un carnivoro: appartenente ai teropodi, di dimensioni più piccole rispetto ai sauropodi, capace di camminare su due gambe, con caratteristiche zampe a tre dita e fauci acuminate e potenti. Un cugino, se così si può dire, e un antenato del feroce Tirannosauro Rex che alimenta tante fantasie del cinema.

Naturalmente la presenza di questi giganti su Skye non deve fare pensare che scorrazzassero nel territorio destinato a diventare la Scozia, parte della Gran Bretagna. Nel Giurassico medio, il periodo in cui viene collocata la loro era, l’odierna isoletta faceva parte di Pangea, il super continente che includeva tutte le terre emerse del nostro pianeta e che cominciava allora a spezzarsi e separarsi. Skye era allora una più piccola isola subtropicale, molto più vicina all’equatore, costellata di spiagge, fiumi e lagune”.

Stephen Brusatte, paleontologo dell’università di Edimburgo che ha pubblicato la scoperta sullo Scottish Journal of Geology ha spiegato:

“Un paradiso subtropicale, più simile alla Florida o alla Spagna d’oggi che al Regno Unito attuale”.

Le impronte sono state individuate da uno studente che accompagnava il professore in una missione esplorativa e sono state trovate a poca distanza da quelle degli erbivori, un indizio dunque che le due specie convivevano sullo stesso territorio.