Se la sincerità è dire “lesbica di merda”, preferiamo l’ipocrisia

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 21 Aprile 2011 - 19:50 OLTRE 6 MESI FA
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Paola Concia del Pd

“Lesbiche di merda…”, con questa elegante espressione un gruppo di gentiluomini ha pesantemente apostrafato a Roma, nei pressi della Camera dei deputati, Paola Concia, una coraggiosa parlamentare del Pd, mentre passeggiava con la sua compagna. Del resto la merda è davvero un elemento familiare per costoro, dal momento che un loro simile, travestito da parlamentare, aveva urlato in piena aula ” Handicappata di merda” a Ileana Argentin, un altra brava e appassionata parlamentare del Pd.

Del resto questa brava gente si sente pienamente inserita nello spirito dei tempi che prevede la dittatura delle maggioranze sulle minoranze, di ogni genere e natura: politiche, sociali, sindacali, religiose, etniche, sessuali. Certo episodi simili sono sempre accaduti, ma ora si ripetono con troppa frequenza per strada, allo stadio, nei palazzetti dello sport, persino dentro le aule istituzionali, forse questa è la novità più rilevante ed eticamente devastante.

Nella vecchia Italia, magari ipocrita e un po’ bigotta, almeno nei palazzi e nei palazzetti del potere, si cercava di non bestemmiare, di non insultare l’avversario per le sue supposte diversità, di fare almeno finta di rispettare i 10 comandamenti, magari non tutti e non tutti i giorni.

Ora, invece, la bestemmia, anche se contestualizzata come ci ha spiegato monsignor Fisichella a proposito di quelle di Berlusconi, l’esibizione della volgarità, il rito del bacio alla statuetta fallica, l’odio per gli immigrati, il gioco che incita a sparare sui barconi della disperazione, la caccia al nero, agli omosessuali, al diverso da noi, sta diventando una pratica che ha trovato legittimità dall’alto, che spesso trova incarnazione nei personaggi pubblici, persino nei rappresentanti delle istituzioni. Chiunque si sente legittimato ad alzare i toni, a invocare il rogo simbolico di chi non condivide lo spirito dei tempi e coltiva con determinazione la propria diversità, il proprio diritto all’autodeterminazione.

Ci fa piacere che attorno a Paola Concia, oggi, e attorno a Ileana Argentin, ieri, sia sia sentita una vasta solidarietà, senza confini di parte e di partito, ma sarebbe utile che ciascuno di noi operasse, sempre e comunque, per disarmare i lanciatori di ” merda” e soprattutto per isolare e colpire prima i loro fornitori, in senso simbolico e letterale.