Smartphone: arrivano le app smaschera bugie. Che succede se non possiamo più mentire ai nostri amici?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Novembre 2014 - 06:03 OLTRE 6 MESI FA
L'articolo di Gary Shapiro sul Washington Post

L’articolo di Gary Shapiro sul Washington Post

ROMA – Da “1984” di George Orwell a film come “Minority Report” e “Hunger Games”, ci siamo abituati alla “narrazione” di un futuro dove la tecnologia tutto controlla, dove niente sfugge all’occhio del “Grande Fratello”. Quello che non sappiamo è che presto il Grande Fratello potrebbe trovarsi nel palmo della nostra mano.

I nostri smartphone sono già in grado di riconoscere la nostra voce, la nostra faccia e le nostre impronte digitali. Sanno i luoghi dove andiamo più spesso, le persone che chiamiamo più frequentemente, sanno prevedere la parole che stiamo per digitare quando scriviamo un sms o un appunto.

Presto saranno in grado di capire se stiamo dicendo la verità.

Molti creatori di app stanno sperimentando software che sono in grado di analizzare le emozioni di una persona, e quindi la sua sincerità, con un algoritmo che “studia” e riconosce il vero significato delle sue espressioni facciali.

Quello che faceva (stupendo tutti) il dottor Cal Lightman interpretato da Tim Roth nella serie tv “Lie to me”.

Lo fanno già le forze dell’ordine e i giocatori di poker: capire se uno sta mentendo decrittando le sue espressioni facciali. Ma la tecnologia che potrebbe presto diventare una app scaricabile suo nostro smartphone, promette di fare molto di più.

Sta già succedendo. Moodies (traducibile più o meno con “stati d’animo”) è una app sviluppata da Beyond Verbal, ed è capace di riconoscere lo stato d’animo di una persona basandosi solo sulla sua voce. Non sorprende che un simile software interessi i call center di tutto il mondo.

Da un lato app simili sono in grado di rendere la nostra vita più facile, dall’altro la rendono molto più difficile. Se toccando un’icona sul vostro smartphone siete in grado di capire se il vostro amico sta mentendo, non è detto che la vostra vita sociale ne guadagni. Le nostre interazioni quotidiane sono infatti basate su una rete protettiva di piccole bugie (“Sono contento di vederti…”, “buonissimo questo ragù…”, “Certo che mi ricordo di te…”). Non siamo ancora pronti per farne a meno.

Le app smaschera balle potrebbero creare, scrive Gary Shapiro sul Washington Post, un nuovo mercato: quello di chi vuole nascondere le proprie emozioni. Software per mascherare la propria faccia e il proprio stato d’animo, locali e ristoranti dove non si possono usare dispositivi (un po’ come adesso in certi musei dove non si possono scattare foto), “santuari” dove non si entra con lo smartphone.

Una cosa è certa: i politici dovranno stare molto attenti. Se ogni elettore avrà uno smartphone con una app che stana i bugiardi, i candidati alle elezioni dovranno essere un po’ più creativi nel parlare in pubblico, se non vorranno che la gente scopre le mezze verità che sono costretti a dire.

Pronti o non pronti, scrive Shapiro, la “recognition revolution” sta per arrivare.