Mancherà a Roberto Saviano, lo rimpiangeranno i paracadutisti di CasaPound. Ora che Pietro Taricone è morto, vittima di una manovra errata o del dispetto di un paracadute che si è avvitato al momento sbagliato, tutti ne tessono le lodi. Lo ricordano in tv gli ex del Grande Fratello, lo incensano gli stroncatori più duri del giornalismo. Taricone era uno vero, sincero e autoironico, dicono. Un gieffino anomalo, «mai banale», ha detto Aldo Grasso, penna graffiante del Corriere della Sera, «morto in uno schianto da guerriero, uno schianto dove fatalmente si mescolano l’uomo con il personaggio, la realtà con la finzione, il coraggio con la malasorte (…) Lui che si vantava delle manovre ‘sbagliate’, del suo procedere sfrontato e senza paracadute, dopo che la prima edizione del Grande Fratello gli aveva regalato una notorietà smisurata e insperata».
Ora che il cielo da cui amava lanciarsi nel vuoto lo ha tradito inesorabilmente, la sua memoria e i suoi sorrisi si trasformano in una pioggia di parole sui giornali, come in una corsa affannata a chi si debba ergere all’amico migliore, al gruppo più vicino.
Di lui lo scrittore Saviano ha detto: «Sono profondamente addolorato per la scomparsa di Pietro Taricone. Abbiamo frequentato a Caserta la stesso liceo. Io e Pietro eravamo al liceo scientifico Diaz. Lo ricordo quando eravamo adolescenti, lui era rappresentante di istituto, un ragazzo carismatico, solare e un po’ guascone. Nella Caserta di quegli anni la sua ribalta sconvolse tutti, si sentì aggredito dal successo». E ancora: «Amava volare, perché il cielo non tradisce. A tradirlo è stata la terra».
Poi è arrivata anche Casapound a rivendicare Taricone come «uno di loro». L’attore partecipava al gruppo di paracadutismo ”Istinto rapace” del movimento di estrema destra: «Pietro Taricone a CasaPound era arrivato qualche mese fa, con l’umiltà e l’entusiasmo di chi è privo di sovrastrutture», ha scritto il presidente di Casa Pound Italia, Gianluca Iannone. «C’è piaciuto nostro malgrado Pietro Taricone, e ci è piaciuto anche per questo – aggiunge Iannone – Avrebbe dovuto essere tutto quello che non ci rappresenta e invece era esattamente quello che tutti noi siamo, e lottiamo ogni giorno per essere. Coraggio, umiltà, altruismo, simpatia».
Ma lui, il guerriero Pietro, era uno forse più semplice del personaggio che adesso post-mortem tutti si sono presi la briga di costruire. Uno che per la destra simpatizzava. Salvo poi dichiarare che «D’Alema mi piaceva». Lo aveva raccontato in un’intervista a Claudio Sabelli Fioretti del 4 ottobre del 2001. «Ero di destra… Vedevo tornare papà a casa triste e davo la colpa ai sindacati… e poi la sinistra la vedevo femminea. Candy-Candy mi sembrava di sinistra, Goldrake e Big Jim di destra. Una volta mi sono anche candidato. Alle comunali di Caserta nel ’97. Per la lista Dini (centro, più che destra): 88 voti e 6 annullati. Il giorno della chiusura della campagna venne Dini con la moglie, bella donna, due tettone. Io mi ero preparato 20 persone con le trombe. E Dini mi fece: “Complimenti, ragazzo”. Ho una foto bellissima con Dini che mi stringe la mano».
Eppure quando Saviano fu attaccato dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, Taricone ne prese le difese, come racconta lo stesso scrittore: «Soffro per non essere riuscito a ringraziarlo, perchè all’indomani delle critiche rivoltemi da Berlusconi, mi difese pubblicamente, cosa non scontata per chi viene dalla nostra provincia. Mi mancherà riconoscere nei sui sguardi e nel suo atteggiamento l’inconfondibile matrice della mia terra, mi mancherà guardandolo ricordare la nostra adolescenza, le manifestazioni a scuola, le gite. Quella vita che lo attraversava e mi contagiava. Addio Pietro, addio guerriero».