ToTok, Il New York Times: “E’ una app spia del governo degli Emirati Arabi Uniti”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Dicembre 2019 - 16:48 OLTRE 6 MESI FA
ToTok, Ansa

(foto d’archivio Ansa)

ROMA – Secondo un’inchiesta del New York Times, ToTok – applicazione di messaggistica molto popolare negli ultimi temi – sarebbe uno strumento di sorveglianza diretto del governo degli Emirati Arabi Uniti. 

Per questa ragione Apple e Google hanno già rimosso ToTok dai rispettivi negozi di app per iPhone e dispositivi Android, un scelta che tuttavia l’azienda, sul proprio sito web, attribuisce a un “temporaneo problema tecnico”.

    ToTok – che ha un nome simile al social cinese TikTok con cui però non ha legami – “è usata – si legge sul New York Times – dal governo degli Emirati Arabi Uniti per tracciare ogni conversazione, spostamento, relazione, appuntamento, suono e immagine di chi ha installato la app”, che “ha accesso a microfono, fotocamera, agenda e altri dati presenti sullo smartphone”.

“Non ho mai visto qualcosa di equivalente – dice Eva Galperin, hacker a capo della sicurezza informatica dell’Electronic Frontier Foundation a Repubblica – Anche se ormai da molti anni rileviamo attori statali che rilasciano versioni con backdoor (delle ‘porte di servizio’ che permettono di accedere ai dispositivi, ndr) di applicazioni popolari, incluse Signal e WhatsApp. E non è inusuale neanche il fatto che queste app giochino sulla paura dei cittadini di essere sorvegliati, offrendo a parole un servizio veloce e sicuro”.

“Quando analizzi uno strumento del genere, ti aspetti di trovare delle backdoor – dice  Patrick Wardle, ricercatore di sicurezza informatica ed ex dipendente dell’agenzia per la sicurezza nazionale statunitense (Nsa) che l’ha analizzata – Se puoi fare volontariamente installare questa applicazione, per spiare le persone non hai bisogno di compromettere i loro dispositivi. Caricando contatti, video, chat e posizione, di che altra intelligence hai bisogno?”.

ToTok, secondo il New York Times, trasmetterebbe le informazioni raccolte ad analisti d’intelligence che lavorano per conto dello Stato emiratense. Breej Holdings, la compagnia dietro l’app, spiega ancora il New York Times, sarebbe una costola di una azienda di cyber intelligence attualmente indagata dall’Fbi per crimini informatici (Dark Matter).

Fonte: La Repubblica, Ansa.