Le trabecole del cuore servono, eccome. Risolto l’enigma che tormentava già Leonardo da Vinci (che le disegnò)

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Agosto 2020 - 13:30 OLTRE 6 MESI FA
Le trabecole del cuore, risolto il mistero

Le trabecole del cuore: Leonardo da Vinci le disegnò per primo (Ansa)

Scoperta la funzione delle trabecole del cuore, quelle sottili fibre muscolari cilindriche che rivestono l’interno dei ventricoli.

Disegnate per la prima volta da Leonardo da Vinci nei suoi studi anatomici cinque secoli fa, le trabecole non sarebbero un semplice residuo dello sviluppo embrionale come ipotizzato finora.

Ma elementi cruciali per la contrazione del cuore adulto, tanto da influire sul rischio di malattie cardiovascolari.

Lo dimostra uno studio internazionale pubblicato su Nature da Politecnico di Milano, Istituto europeo di bioinformatica (Embl-Ebi), Cold Spring Harbor Laboratory, Mrc London Institute of Medical Sciences e Università di Heidelberg.

Grazie all’intelligenza artificiale, i ricercatori hanno analizzato 25.000 risonanze magnetiche cardiache.

Trabecole utili: queste fossette fanno fluire meglio il sangue

E hanno confrontato i dati con quelli relativi alla morfologia delle trabecole e al corredo genetico dei pazienti.

Lo studio, integrato con modelli di biomeccanica computazionale sviluppati dal Politecnico di Milano, dimostra che le trabecole conferiscono ai ventricoli una superficie interna irregolare.

Tale da permettere al sangue di fluire in modo più efficiente durante la contrazione.

Il principio della pallina da golf

Il principio è lo stesso delle fossette impresse sulle palline da golf per ridurre la resistenza dell’aria durante il lancio.

Le analisi genetiche condotte su 50.000 persone hanno inoltre evidenziato sei regioni del Dna che influiscono sullo sviluppo dei motivi geometrici ripetuti (frattali) che formano le trabecole.

E che sono legati al rischio di sviluppare insufficienza cardiaca: due regioni del Dna, in particolare, regolano anche la ramificazione delle cellule nervose.

La circostanza suggerisce l’esistenza di un meccanismo simile attivo anche nello sviluppo del cervello. (fonte Ansa)