Una foto di Kim Kardashian sostituirà password e impronte?

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Aprile 2016 - 06:32 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – La foto di Kim Kardashian potrebbe sostituire le nostre password e impronte digitali. Come? Un recente studio dimostra che la risposta cerebrale a determinati stimoli, come ad esempio la foto di una nota celebrità, crea una brainprint (cioè una impronta cerebrale) unica. Da tale impronta è possibile identificare un individuo con il 100% di precisione.

I ricercatori della Binghamton University, guidati da Sarah Laszlo, professore di Psicologia e da Zhanpeng Jin, docente di Ingegneria Elettronica, sono riusciti a registrare l’attività cerebrale di 50 persone che, mentre indossavano una cuffia dotata di elettrodi per l’elettroencefalogramma, guardavano una serie di 500 immagini appositamente disegnate per sollecitare risposte uniche da persona a persona. Ad esempio, una porzione di pizza, una barca, l’attrice Anne Hathaway, il termine “enigma”.

Il team ha scoperto che il cervello di chi ha partecipato alla seduta, a ogni immagine ha reagito in modo diverso, sufficiente al sistema informatico per identificare il “brainprint” di ogni volontario con il 100 percento di precisione.

“Quando si prendono centinaia di queste immagini, in cui ogni persona ha percezioni emotive diverse su ciascuna, a quel punto si può essere davvero precisi ad identificare quale era la persona che le guardava e solo seguendo la sua attività cerebrale”, ha detto Laszlo.

I risultati dicono che le onde cerebrali potrebbero essere utilizzate dai sistemi di sicurezza per verificare l’identità di una persona, ed essere di gran lunga più sicuri di un’impronta digitale. “Se l’impronta digitale di una persona è stata rubata, a quella persona non può crescere un nuovo dito che sostituisca l’impronta digitale ormai compromessa. L’impronta digitale di quella persona è compromessa per sempre”.

Le impronte digitali non sono “cancellabili”. Ma le brainprints, d’altra parte, sono potenzialmente cancellabili. Così, nell’improbabile caso che gli aggressori fossero effettivamente in grado di rubare una brainprint da un utente autorizzato, quest’ultimo può quindi resettarla.

Nello studio originale “Brainprint”, pubblicato nel 2015 da Neurocomputing, i ricercatori sono stati in grado di identificare una persona su un gruppo di 32, in base alle risposte di quest’ultima con il 97% di precisione, e lo studio prevedeva solo parole e non immagini.

“E’ una cosa importante passare dal 97 al 100 per cento, perché immaginiamo che le applicazioni di questa tecnologia riguardino situazioni di massima sicurezza, come ad esempio controllare se una persona che va nel Pentagono o nella piattaforma di lancio nucleare, sia quella giusta”, ha detto Laszlo.

Zhanpeng Jin, non ritiene che questo tipo di sistema possa essere prodotto in serie per le applicazioni di bassa sicurezza (almeno nel prossimo futuro) ma potrebbe essere impiegato in luoghi ad alta sicurezza, come il Pentagono o Air Force Labs, dove solo in pochi sono autorizzati ad entrare, e quegli utenti non hanno costantemente bisogno di autorizzazione, nel modo in cui un consumatore deve farlo nel suo telefono o computer”, ha detto Jin.

Lo studio,”CEREBRE: A novel method for Very High Accuracy Event-Related Potential Biometric Identification” è stato pubblicato su The IEEE Transactions on Information Forensics and Security.