Vegetariani? Ma “la carne fece evolvere il cervello”

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Marzo 2016 - 06:40 OLTRE 6 MESI FA

LONDRA – Può essere un’ipotesi che i vegetariani digeriscano male, ma sembra che dobbiamo gran parte della nostra evoluzione e la conseguente intelligenza al fatto che abbiamo iniziato a mangiare carne quasi 2 milioni di anni fa.

Invece di masticare verdure crude, i nostri antenati cominciarono a pestare la carne con alcuni strumenti di pietra, e questo cambiamento nella dieta ha portato a un enorme cambiamento anche nel nostro aspetto fisico.

Secondo un nuovo studio, è per questo che i nostri volti, denti e mascelle si sono ridotti, mentre i nostri cervelli e corpi sono diventati più grandi.

Meno scimmie, dunque, e più esseri umani attuali e può essere anche la chiave dello sviluppo del linguaggio.

I cambiamenti sono iniziati perché siamo riusciti ad assumere più calorie dalla carne pestata con strumenti di pietra, invece che dalle radici vegetali a disposizione dell’uomo primitivo.

Il più alto contenuto calorico della carne rispetto a un grammo di verdure, ha contribuito all’energia utile per camminare su lunghe distanze.

Mentre l’aumento della scatola cranica ha permesso al cervello di crescere e ciò ha aiutato a sviluppare il linguaggio.

La cottura ha permesso all’uomo preistorico di ammorbidire il cibo e renderlo più facile da mangiare.
Il problema della teoria è che la cottura si è diffusa solo 500.000 anni fa, molto tempo dopo che abbiamo iniziato a evolverci in tipi meno simili alle scimmie.

Mangiare sola carne cruda non era sufficiente, pur contenendo più calorie rispetto alle piante, ci voleva troppo tempo per masticarla. L’utilizzo degli strumenti di pietra per ammorbidire la carne ha così aiutato la svolta evolutiva.

Il co-autore Daniel Lieberman, professore di biologia ha detto:

“Con l’origine del genere Homo... siamo passati dal muso e denti grandi e robusti muscoli masticatori ad avere denti più piccoli, muscoli masticatori ridotti così come il viso. Queste, ed altre modifiche, hanno influito sul linguaggio, sulla testa con un cervello più grande. Alla base di tutto c’è la più semplice tecnologia: tagliare la carne in pezzi più piccoli e pestare le verdure prima di masticarle”.

La carne richiede meno forza di masticazione rispetto ai tipi di vegetali a disposizione degli uomini primitivi ma i loro molari non sarebbero mai stati in grado di frantumare la carne cruda.

Gli strumenti di pietra hanno avuto la funzione di robot da cucina, utili a battere e affettare la carne, schiacciare le radici delle piante e possono averci risparmiato di essere costretti a masticare tutto il giorno.

Gli scimpanzé, ad esempio, i nostri antenati più vicini, trascorrono anche undici ore al giorno a masticare il cibo, anche se occasionalmente utilizzano delle pietre per ammorbidirlo.

Il prof. Liederman ha detto:

“Supponiamo si vada a caccia di antilopi come impala o kudu e alla fine della giornata si torna a mani vuote, fatto frequente per i primi umani. Gli scimpanzé in questo modo non potrebbero sopravvivere, avrebbero dovuto quindi trascorrere tutta la notte a mangiare. Siamo come siamo perché abbiamo masticato meno”.

Per testare la loro teoria, i ricercatori di Harvard hanno alimentato delle persone con pezzi di carne di capra cruda, carote crude e barbabietole, simulando la dieta paleolitica dei nostri antenati.

Gli scienziati hanno scoperto una caloria nella carne di capra non trasformata ha richiesto il 39 per cento in meno di masticazione e il 46 per cento in meno di sforzo per deglutire carote e barbabietole crude.

Seguendo una dieta composta da un terzo di carne cruda, tagliata o affettata con utensili di pietra, l’uomo primitivo avrebbe avuto bisogno di masticare il 17 per cento in meno e il 26 per cento in meno di sforzo.
Che in un anno, sarebbe pari a 2,5 milioni di masticazioni meno energiche.

I ricercatori fanno notare che alcuni tipi di carne, come il cervello, sono facili da masticare ma gli strumenti di pietra sono comunque necessari per frantumare le ossa e renderli disponibili.