Vulcani sottomarini scoperti davanti alle coste tra Mazara del Vallo e Sciacca

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 31 Luglio 2019 - 14:34 OLTRE 6 MESI FA
Vulcani sottomarini in Sicilia

Sei nuovi vulcani scoperti sul fondo delle coste siciliane (Credit OGS Trieste)

ROMA – Nuovi vulcani sottomarini sono stati scoperti in Sicilia. Due campagne geofisiche condotte dalla nave da ricerca Ogs Explora hanno individuato i nuovi vulcani a circa 7 chilometri dalla costa tra Mazara del Vallo e Sciacca.

I ricercatori dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) hanno ricostruito la morfologia del fondale marino utilizzando le mappe barimetriche ad alla risoluzione e le prospezioni sismiche e magnetiche ottenute dalle due campagne di ricerca condotte al largo delle coste Siciliane. I dati sono stati raccolti nell’agosto 2017 e nel febbraio 2018 nel corso del progetto di ricerca Fastmit, coordinato dall’Ogs di Trieste, e finanziato dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Le analisi hanno permesso di confermare la presenza di tre vulcani, ad oggi solo ipotizzata, e individuarne altri tre nuovi. Emanuele Loddo, ricercatore di Ogs, ha spiegato all’Adnkronos: “Tutti i vulcani che abbiamo rilevato sono localizzati entro 22 chilometri dalle coste della Sicilia; uno in particolare si trova a soli 7 km da Capo Granitola”. I vulcani si trovano a una profondità che varia tra i 180 e gli 80 metri, mentre il loro diametro va da circa 400 a 1200 metri. Lodolo ha aggiunto: “Il vulcano più vicino alle coste (chiamato Actea) mostra una morfologia complessa e lungo il suo fianco occidentale presenta un importante flusso lavico che si estende per oltre 4 chilometri”.

I vulcani appena scoperti si trovano a circa 14 chilometri a nord di quelli già individuati del Banco Graham, dove si trova anche la Ferdinandea, l’eruzione sottomarina che nel 1831 portò alla formazione di un’isola che raggiunse i 65 metri di altezza, ma che oggi giace a circa 7 metri sotto la superficie del mare.

Dario Civile, ricercatore Ogs che ha collaborato allo studio, ha spiegato all’Adnkronos: “L’analisi suggerisce che i sei vulcani identificati sono stati generati durante la stessa fase magmatica precedente all’ultimo massimo glaciale, circa 20000 anni fa”. Solo Actea, secondo i ricercatori, mostra una riattivazione più recente, forse successiva alla risalita globale del livello del mare in seguito all’ultima deglaciazione.

Civile ha spiegato: “Dobbiamo sottolineare che nessuno di questi edifici vulcanici era stato precedentemente riportato né nelle carte nautiche comunemente utilizzate, né nelle mappe batimetriche sinora disponibili. La scoperta di vulcani sommersi così vicini alla costa della Sicilia dimostra che ci sono ampie aree sommerse vicino al litorale che sono ancora poco conosciute e studiate, nonostante siano state attraversate, sin dai tempi più remoti, da innumerevoli imbarcazioni di ogni tipo”.

L’Italia conta oltre 8mila chilometri di coste e ha una complessità geologica e geomorfologica molto varia, tanto da essere necessario secondo i ricercatori un adeguato piano di mappatura e monitoraggio dei fondali marini. Si tratta di mappe che potranno essere utilizzate anche per programmare investimenti e garantire la tutela delle aree costiere, che hanno ripercussioni sulla navigazione, sulla pesca e sulla gestione delle infrastrutture costiere e portuali.  

Il risultato ottenuto dai ricercatori in Sicilia sembra così dimostrare quanto ancora poco conosciamo dei nostri fondali marini e quanto abbiamo bisogno dell’esplorazione dei mondi che si nascondono al di sotto dei nostri mari e oceani, che coprono allo sguardo oltre i due terzi del pianeta Terra. (Fonte Adnkronos)