Web: censura cinese, chi c’è dietro? Un esercito di laureati sottopagati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Settembre 2013 - 15:16| Aggiornato il 25 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Web: censura cinese, chi c'è dietro? Un esercito di laureati sottopagati

Web: censura cinese, chi c’è dietro? Un esercito di laureati sottopagati (Ap-LaPresse)

PECHINO – Chi c’è dietro la “censura” del web in Cina? Un “esercito” di laureati, età media 25 anni, che lavora a turni di 12 ore al giorno per una paga di 3.000 yuan al mese, ovvero meno di 400 euro. Guido Santevecchi, corrispondente da Pechino del Corriere della Sera, li definisce “i piccoli carpentieri del web” perché il loro stipendio è più o meno quello di un muratore.

Sono quasi tutti maschi, si sottopongono a massacranti turni notturni per mantenere attiva la vigilanza della censura 24 ore su 24. È la muraglia cinese contro il web libero, che deve controllare, ad esempio, l’attività dei 500 milioni di iscritti a Sina Weibo, il social network che è l’incrocio cinese fra Facebook e Twitter.

Racconta Santevecchi:

“il sistema ha una velocità di repressione sorprendente: si calcola che ogni guardiano della Rete «processi» tremila messaggi l’ora. Il sistema li aiuta segnalando subito le parole vietate o sensibili se associate ad altre: niente Tienanmen o Tibet, tanto per cominciare e nessuna critica destabilizzante alla linea del partito e del governo. Circa il 5 per cento delle cancellazioni di post sgraditi al potere centrale avviene entro 8 minuti dalla pubblicazione; entro mezz’ora viene fatto scomparire un altro 30%. E quasi il 90% del materiale vietato viene spazzato via entro le 24 ore.

I Piccoli Fratelli che si sentono trattati da carpentieri del Web lavorano a Tianjin, mezz’ora di treno ad alta velocità da Pechino, pagati (poco) da Sina Weibo per eseguire gli ordini della censura di Stato. Hanno parlato delle loro frustrazioni con l’agenzia Reuters . «È un lavoro stressante e senza prospettive di carriera», «all’inizio ero combattuto, poi ci ho fatto l’abitudine e sono diventato insensibile». Ma c’è anche chi trova una giustificazione nobile: «Il nostro lavoro evita che Weibo venga chiuso dalle autorità, quindi noi diamo alla gente la possibilità di continuare ad esprimersi, certo, non è una situazione ideale, ma meglio di niente», dice un Piccolo Fratello.

Sina Weibo impiega almeno 150 controllori privati. Ma il partito comunista (che è lo Stato) dispone di un apparato sterminato: l’ufficio propaganda di Pechino ha 60 mila dipendenti ufficiali e altri due milioni di collaboratori e simpatizzanti. Il loro capo è il signor Lu Wei, direttore dell’Ufficio statale Informazione Internet: questa settimana ha detto che «la libertà significa ordine, la libertà senza ordine non esiste». Per garantire questo ordine, lunedì è entrata in vigore una nuova legge per la repressione delle «voci» diffuse sulla Rete. La pena per chi usa Sina Weibo «in modo irresponsabile» è commisurata al seguito dell’autore: se il messaggio è letto almeno 5 mila volte o è ritwittato 500 volte si rischiano tre anni di carcere. Un monito ai microblogger di successo”.